IL SALARIO DELLA PAURA

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Gli ultimi dati dell’Istat mostrano come a un incremento delle retribuzioni (su base annua) dell’1,5% (la crescita tendenziale più bassa dal 1910) ha corrisposto un aumento dell’inflazione pari al 3,3%. Questi dati ci dicono che c’è una riduzione del potere d’acquisto dei salari e quindi che siamo di fronte a un calo dei consumi e della domanda complessiva. I lavoratori salariati sono più poveri, ma anche le imprese di produzione e di commercio subiranno un calo nelle vendite dei loro prodotti. L’Istat ci dice che siamo al divario salari-prezzi più alto dal 1977. Salari così mettono paura per l’avvenire.
In corrispondenza a questo calo del potere d’acquisto dei salari, sempre secondo l’Istat, l’indice della fiducia dei consumatori scende da 96,1 a 91,6, il livello più basso dal 1996. In sostanza siamo a un aggravarsi della recessione e a un peggioramento delle prospettive per i lavoratori in primis e anche per le imprese. Il calo della domanda blocca tutto il sistema. In queste condizioni sembra evidente che l’impegno a saldare il debito pubblico è destinato a fallire e, per di più, aggraverà  la recessione e la crisi del paese. 
La necessità  di una svolta è evidente. Se continuiamo così andremo sempre al peggio per tutti e soprattutto per i lavoratori salariati. È questa realtà  che richiede una svolta radicale. Per sanare il debito sovrano non possiamo crepare. Ci vuole una svolta che questo governo, se non vuole la rovina, dovrebbe affrontare: sarebbe la vera manovra «salva Italia». Proprio perché siamo in questa situazione l’attuale governo dovrebbe sforzarsi di ricordare che Roosevelt affrontò la tremenda crisi del ’29 con il new deal. 
La gravità  della crisi chiede una risposta forte. Questo va detto all’attuale governo, ma anche alle forze di sinistra. Al Pd innanzitutto, che dovrebbe capire che un peggioramento della situazione, nel silenzio della sinistra, avrebbe anche conseguenze elettorali pesanti. Il populismo di destra crescerebbe, come così tante volte si è verificato nel passato.
La sinistra che c’è ancora (forse) si deve dare una mossa. Deve chiedere e ottenere una manovra che promuova un aumento dei salari e, quindi, della domanda e che definisca e imponga un piano di investimenti produttivi. Altrimenti, se tutto resta così, solo il peggio è di fronte a noi


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