Il simbolo della lotta contro la pena capitale

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Già  a soli 14 anni, infatti, nel 1968 a Philadelphia, fu arrestato per aver protestato contro le politiche segregazioniste dell’allora governatore dell’Alabama, George Wallace. Poi fu schedato e trasformato in bersaglio dal «Cointelpro» (programma d’infiltrazione e di controspionaggio) assieme ad altri membri delle Pantere nere. Divenuto giornalista radiofonico, i suoi servizi hanno infastidito non poco sia i politici che la polizia di Philadelphia, accusati d’intrallazzi, abusi e corruzione, ciò che gli valse il licenziamento dalla radio. Per sopravvivere e mantenere la sua famiglia, Mumia lavorò come tassista notturno. È proprio durante il suo servizio, il 9 dicembre 1981, che Abu-Jamal rimase gravemente ferito in una sparatoria dove fu ucciso l’agente di polizia Daniel Faulkner. Vittima di uno dei tanti processi-farsa del sistema giudiziario Usa (Sacco e Vanzetti docet), Mumia fu condannato a morte, nel luglio del 1982. Dopo 17 anni nel braccio, nel giugno 1999, il vecchio sicario Arnold Beverly confessò ad uno degli avvocati di Abu-Jamal di essere l’autore dell’omicidio di Faulkner, ma questa prova non venne mai presa in considerazione.
Intorno al caso di Mumia è nata una mobilitazione internazionale che lo ha trasformato in un simbolo, assieme al prigioniero politico amerindiano Leonard Peltier, della lotta contro l’ingiustizia e la discriminazione del sistema giudiziario e politico Usa.
In carcere Mumia ha collaborato con molte testate giornalistiche internazionali e scritto libri (ha scritto anche vari articoli per il manifesto). In Italia è stato pubblicato In diretta dal braccio della morte e nel 2007 fu prodotto il film documentario In Prison My Whole Life. In uno dei suoi scritti più conosciuti, Mumia concludeva: «Mentre leggete, sappiate che sono stato punito dal governo perché continuo a scrivere, dal braccio della morte. Hanno cominciato a punirmi perché scrivevo quando avevo 16 anni. Mi sono arrogato il mio diritto di scrivere. Voi, arrogatevi il vostro diritto di leggere”.


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