Kim Jong-un sotto tutela cinese
SEUL – Il “Grande Successore” è già un leader sotto tutela. Pyongyang continua a diffondere le immagini di una Corea del Nord disperata per la morte di Kim Jong-il, ma il regime si muove per evitare di essere rovesciato dalle forze armate, o da un popolo ridotto alla fame e a cui i militari stanno sottraendo il cibo. La «grande persona nata in cielo», come Kim Jong-un è stato ribattezzato, non assumerà dunque subito il comando della nazione.
Troppo giovane e troppo inesperto, per guidare da solo l’ottava potenza nucleare del pianeta. Pyongyang, dopo 61 anni, si avvia così a rinunciare ad un dittatore unico e si affida ad una inedita «Commissione del partito dei lavoratori». Il direttorio a termine e il “Grande Successore” subito commissariato sono la vittoria della Cina, che dal primo istante ha lavorato per evitare il collasso nordcoreano. Mentre la propaganda esaltava le doti del non ancora trentenne terzogenito del “Caro Leader”, Pechino trattava con Pyongyang una soluzione capace di garantire la stabilità nella penisola coreana, rassicurare i mercati e tranquillizzare Russia, Giappone e Stati Uniti. Il giovane Kim Jong-un sarà ufficialmente capo assoluto, ma in quanto rappresentante di un comitato centrale famigliar-partitico-militare composto da parenti, alti dirigenti comunisti e generali fedeli.
Nessuno sa la data di scadenza del nuovo governo dinastico fondato sulle forze armate, ma fonti di Pyongyang assicurano che il potere effettivo è già stato assunto dalla sorella più giovane del capo defunto, Kim Kyong-Hui, e dal marito Jang Song-Thaek, 65 anni, depositario delle decisioni cruciali. Pechino, Mosca, Washington e Seul hanno concordato che affidare ad un ragazzo il più cruciale dossier atomico del pianeta, assieme al compito di resuscitare l’economia di un Paese fallito, avrebbe comportato un rischio fatale. Di qui il patto segreto con Pyongyang: salvare il regime interno in cambio della garanzia della sicurezza esterna.
Non è detto che il tentativo abbia successo, che i generali emarginati del Nord e i membri esclusi della famiglia Kim accettino di uscire di scena, ma i segnali rassicuranti si rafforzano. L’esercito ieri ha giurato fedeltà a Kim Jong-un e ha ubbidito ai suoi primi ordini, tra cui sospendere le esercitazioni invernali e rientrare nelle caserme. Tutto l’apparato del potere appare poi al fianco del «Grande e Rispettato Compagno» e la scenografia degli onori al leader defunto diventa ogni giorno più colossale. Agenzia e tivù di Stato affermano che nel primo giorno di camera ardente, oltre 5 milioni di cittadini della capitale, che ne conta la metà , hanno reso onore alla salma e che la coda per sfilare davanti alla bara di cristallo che la contiene supera le 800 mila persone. Esagerazioni ridicole che tradiscono timori, ma non solo. Gli attori costretti ad interpretare il ruolo degli afflitti indicano alla popolazione l’atteggiamento considerato corretto dalle autorità , in modo che i 24 milioni di nordcoreani, nel timore di essere controllati, possano imitarli.
Sessant’anni di culto della personalità e di lavaggio del cervello, tecniche nate a Pyongyang, rendono la messinscena falsa e vera allo stesso tempo, agevolando la successione di Kim Jong-un. Il giovane principe stalinista ieri è tornato nel mausoleo che ospita la camera ardente. Sulle note dell’Internazionale, vestito e truccato in modo da sembrare anziano e assomigliare il più possibile a suo nonno, con alle spalle una misteriosa donna in nero, ha pianto ancora davanti alle telecamere e ha confermato che anche il padre sarà imbalsamato. Dopo i funerali del 28 dicembre, Kim Jong-il diventerà una mummia, come quelle di Lenin, Mao Zedong e Ho Chi Minh, e resterà per sempre esposto nel palazzo Kumsusan a fianco della mummia di suo padre Kim Il-Sung, fondatore della repubblica di cui in aprile si celebrerà solennemente il centenario della nascita.
In Corea del Nord grande preoccupazione desta la scomparsa degli altri figli del leader deceduto: nessuno li ha più visti, la propaganda non ne parla e si temono le conseguenze di una lotta fratricida. All’estero inquieta invece la ripresa massiccia della contro-propaganda di esuli e dissidenti riparati in Corea del Sud. Ieri sono tornati sul confine lungo il 38º parallelo e a bordo di dieci mongolfiere hanno inviato verso il Nord 200 mila volantini che invitano il popolo nordcoreano a insorgere e a rovesciare la dittatura. Kim Jong-un, per confermare la sua fama di leader spietato e blandire l’esercito, potrebbe reagire esordendo al collaudo dei missili ereditati dal padre. E a Seul, da ieri sera, i livelli d’allerta sono aumentati.
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