La Cina adotta una linea dura contro la povertà 

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 di Egli da Dan – China Daily

PECHINO – Con un colpo di penna, quasi 100 milioni di persone in Cina saranno considerati poveri dato che il paese ha modificato la sua definizione di povertà  per renderla più in linea con gli standard internazionali.

La decisione permetterà  anche a più persone nelle zone rurali di entrare nell’ambito della rete di aiuto alla povertà  del governo.

Un residente rurale, con un reddito annuo netto inferiore a 2.300 yuan ($ 361) sarà  ora considerato una persona che vive in povertà . La soglia, sollevata dagli attuali 1.196 yuan netti, si traduce in poco meno di 1 dollaro al giorno.

La revisione aumenterà  il numero delle persone considerate povere fino a 128 milioni dai 26,88 milioni dello anno scorso, ha dichiarato Hong Tianyun, un portavoce dell’Ufficio del Gruppo di lotta alla povertà  e sviluppo nell’ambito del Consiglio di Stato.

“La soglia di povertà  precedente comportava una sottovalutazione del numero dei poveri nella Cina rurale”, ha detto Wang Sangui, professore presso la Facoltà  di Economia Agraria e Sviluppo Rurale della Renmin University della Cina.

“Solo il 2,8 per cento della popolazione rurale era ufficialmente considerato povero, dato che era inferiore rispetto a molti paesi sviluppati come gli Stati Uniti, che hanno un tasso di povertà  di circa il 15 per cento”.

La nuova soglia di povertà  rispecchia meglio la situazione in Cina e porta più risorse alla povertà  nelle le regioni che ne sono colpite, ha detto Wang.

La soglia di povertà  si applica solo alle zone rurali.

Dopo la revisione della soglia di povertà , più persone saranno dunque a carico del fondo di riduzione della povertà  del governo della Cina, che ammonterà  a 27 miliardi di yuan di quest’anno, con un 21 per cento di aumento annuale.

Maobao Yang, 52 anni, di un villaggio della contea Shuicheng, Cina sud-occidentale di Guizhou, è uno di quelli che si aspettano di essere beneficiati dalla nuova politica.

Ha a carico tre nipoti con il marito e si basa su un reddito annuo di 4.000 yuan che guadagna con la vendita di piante e verdure.

La vita è diventata più difficile per Yang dopo che suo figlio è scomparso due anni fa e sua nuora le lasciato tre bambini andandosene senza neanche salutare.

Patate e verdure verdi compongono la dieta quotidiana della famiglia, e hanno solo la possibilità  di degustare carne affumicata durante le feste più importanti come il Capodanno Cinese.

“Andiamo al mercato solo per comprare il sale e la salsa di soia, la televisione che mio figlio aveva acquistato diversi anni fa si é rotta, ma non possiamo permetterci di ripararla”, ha detto Yang, aggiungendo che la pentola per cuocere il riso è l’unico elettrodomestico nella sua famiglia .

Ardo Hansson, economist ledader della Banca Mondiale per la Cina, ha detto che la soglia di povertà  più alta aiuterà  a concentrare l’attenzione politica sul gruppo-target giusto, dato il livello attuale di sviluppo della Cina.

Hansson ha altresì affermato che la soglia di povertà  rafforzata potrà  consentire alle famiglie rurali che in precedenza erano considerati “a basso reddito” (ma non poveri) di ottenere l’accesso alle prestazioni e ai programmi per le famiglie povere.

“Una linea di povertà  più realistica può anche aiutare a guidare i cambiamenti futuri nella ridistribuzione fiscale e la perequazione”, ha proseguito Hansson.

La nuova soglia è un altro passo per adeguarsi verso lo standard internazionale, che la Banca Mondiale ha rivisto portandolo a $ 1,25 al giorno nel 2008.

Il divario crescente di ricchezza tra aree urbane e rurali, fra regioni diverse e tra ricchi e poveri in Cina è preoccupante, ha detto Fan Xiaojian, capo dell’Ufficio Leader di lotta alla povertà  e sviluppo nell’ambito del Consiglio di Stato.

Il reddito medio pro capite dei residenti urbani della Cina è stato 3,23 volte superiore a quello dei residenti rurali nel 2010, ha detto in un’intervista a Xinhua.

La Cina ha aumentato la sua spesa per la riduzione della povertà  da 12,75 miliardi di yuan nel 2001 a 34,93 miliardi di yuan nel 2010, pari a un tasso di crescita medio annuo del 11,9 per cento, secondo un libro bianco del governo sulla riduzione della povertà  rilasciato questo mese.

 

Seguendo questa linea, una conferenza di Leader cinesi di alto livello, si sta realizzando attualmente per delineare gli sforzi per alleviare la povertà  nelle aree rurali del paese nei prossimi dieci anni, a seguito di una decisione del governo di cercare di ridurre il gap crescente di ricchezza fra popolazioni rurali e urbane.

La conferenza di due giorni di lavoro studierà  la realizzazione di una struttura di politiche per il periodo dal 2011 al 2020. Lo schema dovrebbe essere presentato dopo la conferenza.

Il governo si sforzerà  di fornire cibo e vestiario adeguato per la povera gente, garantendo nel contempo l’accesso all’istruzione obbligatoria, ai servizi medici di base e agli alloggi entro il 2020, ha detto il presidente Hu Jintao, in un discorso pronunciato nella riunione.

La Cina dovrebbe prestare maggiore attenzione a integrare la sostenibilità  ambientale nelle politiche di riduzione della povertà  nel futuro, ha detto al Cina Daily un funzionario del programma di Sviluppo delle Nazioni Unite in Cina, che ha preferito restare anonimo,

Dato l’enorme flusso di persone provenienti da aree rurali verso quelle urbane, è importante che la Cina garantisca che gli immigranti e le loro famiglie abbiano pari accesso al sistema urbano di assistenza sociale, ha aggiunto tale funzionario.

 

Commenti

 

La decisione di tipo politico amministrativo di avvicinare la linea standard della povertà  delle popolazioni dedicate all’economia agricola nelle campagne cinesi, allo standard fissato dal 2009 dalla Banca Mondiale, istituzione finanziaria mondiale oggetto di critiche e spesso di dura opposizione sociale, permetterà  a una popolazione quasi doppia di quella italiana di avere accesso a benefici sociali non indifferenti.

Tali benefici, oltre che giusti e dovuti, date le cifre stratosferiche del surplus fiscale e commerciale della Cina, danno una piccola chiave di lettura dei costi umani e sociali enormi di un modello di crescita della produzione industriale del paese, fortemente basato sul basso costo della mano d’opera di origine contadina che emigra un modo massivo e di fatto fuori controllo dai campi alle fabbriche e alla economia delle grandi aree urbane del paese, che concentrano e apparentemente monopolizzano la maggior parte della ricchezza prodotta in Cina. La generazione degli italiani oggi 60-70enni, ricorda o ha vissuto in prima persona la nostra migrazione dal sud e dalle regioni depresse verso il grande triangolo industrial del nord italia. In questi giorni Trenitalia ha chiuso definitivamente il treno detto del “Sole”dalle allora FFSS o della “Speranza” dagli italiani emigranti, che collegava direttamente il sud al nord del nostro paese. Tale linea ha trasportato durante un trentennio milioni di cittadini italiani di origine contadina e rurale per divenire operai e impiegati nel nord in via di turbinosa industrializzazione negli anni 50, 60 e 70.

Oggi la memoria storica oscurata o addirittura assente fa sì che alcune forze politiche abbiano dimenticato l’origine della straordinaria accumulazione di ricchezza del nord dell’Italia, reclamando separazione e indipendenza. Chissà  cosa succederebbe se dove e quando in Cina le grandi aree supersviluppate e opulente un giorno dovessero assumere una visione analoga, restie a ridistribuire più equamente la ricchezza prodotta alle popolazioni e alle aree geografiche che hanno contribuito umanamente e socialmente in modo determinante a tale crescita economica.

Fuori da ogni speculazione forse azzardata, rimane il fatto che il sistema politico cinese avverte la crescente frattura sociale fra città  e campagne, mettendo in moto piani decennali e programmi che comportano cifre colossali, seguendo modelli di lotta alla povertà  largamente mutuati dalle ricette delle istituzioni finanziarie multilaterali. Tali ricette sono fondamentalmente basate su un mix di assistenzialismo e di investimento in capitale umano (salute, educazione e alloggio), con politiche di credito , assistenza tecnica, associativa e commerciale alla piccola e media imprenditorialità  agricola e di trasformazione rurale. In molti paesi del mondo in via di sviluppo tali politiche hanno ottenuto spesso scarsi risultati, in primo luogo per l’esiguità  relativa delle risorse pubbliche disponibili rispetto alle popolazioni dichiarate in povertà . In secondo luogo per la grande difficoltà , vicina spesso alla impossibilità , delle strutture pubbliche inefficienti e poco qualificate e distorte dalla corruzione, nel portare a effetto tali politiche pur in presenza di risorse rilevanti.

In terzo luogo, per le ristrettezze strutturali dei mercati locali, tali da frustrare i tentativi di incremento significativo delle produzioni di prodotti agricoli nonché dei derivati di trasformazione artigianale o semindustriale, per mancanza di capacità  economica e infrastrutturale di assorbimento di tali produzioni.

Per ultimo, una fonte di critica e preoccupazione a scala mondiale verso tali modelli di lotta alla povertà , viene dalla drammatica constatazione della scarsa o nulla sostenibilità  ambientale della maggior parte delle politiche di sviluppo della produzione agricola, sopratutto nei paesi in via di sviluppo in Africa Asia ed America Latina.

In Cina le dimensioni del mercato interno, il tasso di crescita dei consumi e una struttura pubblica fortemente centralizzata e dotata di capacità  esecutiva provata in altri campi della vita economica e sociale, fra molte altre condizioni favorevoli, dovrebbe mettere il paese in grado di avanzare significativamente nei piani di lotta alla povertà  rurale nel prossimo decennio.

Contemporaneamente, un maggiore sviluppo rurale comporterebbe una riduzione dei flussi migratori di mano d’opera a basso costo verso le grandi aree industriali del paese, mentre queste in prospettiva dovrebbero iniziare a ripensare ai modelli di crescita basati su tecnologie intermedie e ad alta intensità  di mano d’opera, verso modelli di alta tecnologia e bassa intensità  di lavoro e di alto livello di qualificazione, cammino che l’occidente industriale ha percorso ampliamente negli ultimi 30 anni, e che ha dimostrato storicamente di essere un modello esauribile se non già  largamente esaurito. Mentre si andava esaurendo tale modello in occidente, l’Asia, e in modo colossale la Cina, si sono incaricate della manifattura dei prodotti di consumo durevole non a scala mondiale, cioè della manifattura industriale che l’occidente ha storicamente in gran parte abbandonato. Quale continente rimarrà  disponibile alla prossima futura grande ristrutturazione produttiva della Cina?

 

Libera traduzione e commenti di Goodson

Beijing,Cina

 


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