La crisi dimezza il gruppo Fincantieri

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GENOVA – Cassa integrazione ed esuberi. La ricetta anti-crisi di Fincantieri si abbatte sui lavoratori con un piano che torna a ipotizzare la cancellazione di cantieri (Sestri Ponente, Ancona) e il ridimensionamento di altri (Castellammare, Marghera, Palermo). Nella peggiore, e anche nella più probabile delle ipotesi, in assenza di nuovi ordini, Fincantieri chiederà  al ministero del Lavoro di avviare la “cassa integrazione straordinaria” per 3.650 dipendenti. Provvedimento obbligatorio, tenuto conto che la cassa ordinaria scade a fine anno, irrobustito anche da un’ipotesi di esuberi per oltre 2.000 unità . Uno sconvolgimento epocale per un gruppo che attraverso i suoi 8 cantieri e le sue sedi direzionali dà  oggi lavoro a 8 mila dipendenti.
La sede scelta dal gruppo per annunciare l’avvio di una nuova stagione di tagli è stata il Comitato consultivo paritetico, un organo a cui partecipano per statuto i sindacati. Niente a che vedere con quel tavolo di confronto che da mesi, inutilmente, chiedono i rappresentanti dei lavoratori. Solo la fredda illustrazione di uno scenario di crisi internazionale che non risparmia nessuno, condito da qualche frecciata informale al vecchio governo che, di fatto, aveva imposto al gruppo guidato dall’amministratore delegato Giuseppe Bono di “congelare” il vecchio piano industriale. Ora quel governo non c’è più e il piano ritorna automaticamente valido. Anzi, rispetto all’estate, se possibile, le cose sono addirittura peggiorate. Il mercato delle costruzioni di navi da crociera è crollato dell’ottanta per cento, quello della produzione militare fa i conti con bilanci sempre più esili. E sulla scena si sono affacciati i concorrenti asiatici, già  leader assoluti nella costruzione di navi mercantili (Corea, Giappone e Cina controllano i tre quarti del mercato mondiale) e ora in gara anche per le passeggeri di lusso. Da qui l’azienda si muove per chiedere al governo il sostegno necessario a superare il prossimo biennio, nella speranza che le cose migliorino.
La risposta dei lavoratori, comunque, non si è certo fatta attendere, soprattutto a Genova, sede di uno dei tre poli di costruzione di navi da crociera. Mentre il sindaco Marta Vincenti e il presidente della Regione Claudio Burlando hanno inviato un telegramma al ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, sottolineando tutta la «preoccupazione della città » e chiedendo un tempestivo intervento su una vicenda che rischia di deflagrare, il cantiere prepara le sue iniziative di lotta. A Sestri Ponente, infatti, è in costruzione l’ultima nave, la “Oceania Riviera”, la cui consegna è prevista per marzo. «A gennaio bloccheremo le prove a mare della nave, da qui non esce proprio niente» annunciano i sindacati che lunedì hanno chiamato allo sciopero i lavoratori. Otto ore di protesta e corteo dallo stabilimento fino alla Prefettura. «Chiediamo che il ministro Passera ci riceva e ci ascolti – spiegano – Non abbiamo alcuna intenzione di assistere alla chiusura del cantiere senza reagire».


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