La trincea di farmacie, edicole e taxi costa più di 500 milioni l’anno

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Non bastavano tassisti e farmacisti a minacciare blocchi e serrate. Ora arrivano gli edicolanti: chioschi chiusi per tre giorni dopo Natale. Liberalizzare sembra proprio un tabù insormontabile per l’Italia. Così, come altri governi, anche questo esecutivo di super tecnici – forse il più attrezzato sul tema, nel dna di molti suoi componenti, da Catricalà  (ex presidente Antitrust) allo stesso Monti (ex commissario Ue alla concorrenza) – è costretto a un doloroso passo indietro. Per evitare città  paralizzate nei giorni di festa e disagi insostenibili a turisti e cittadini? Per i veti dei partiti, agguerriti difensori di lobby poi grate nelle urne? A perderci, intanto, sono i consumatori.

Edicole
Meno giornali e riviste il 27, 28 e 29 dicembre. Il decreto Salva-Italia non parla di loro in modo esplicito, ma alla fine gli edicolanti affronteranno da subito le conseguenze dell’articolo 34 della manovra. «Liberalizzerà  la rete di vendita dei giornali, nonostante le motivate e reiterate richieste di esclusione», dicono le sigle sindacali di categoria che in modo unitario hanno deciso tre giorni di stop. Ricordano la «gravissima crisi» del settore che «impatta su oltre 50 mila famiglie» e «porterà  alla chiusura di migliaia di edicole». E il rischio «di concentrare la diffusione dell’informazione in capo a soggetti privati», ovvero «distributori locali di quotidiani e periodici che operano in regime di monopolio e che decideranno se la redditività  delle edicole è funzionale ai loro interessi».

Farmacie
Dopo la vittoria della categoria consumata nella notte tra martedì e mercoledì in Commissione alla Camera, quando la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, prevista dall’articolo 32, è saltata, fioccano i primi calcoli. La mancata vendita libera dei farmaci con ricetta “bianca” (pagati per intero dai pazienti), manderà  in fumo dai 250 (Federdistribuzione) ai 500 milioni l’anno di risparmi (Altroconsumo e Codacons), oltre a 5 mila nuovi, possibili, posti di lavoro. Grazie alle “lenzuolate” di Bersani, dal 2006 i farmaci da banco possono essere acquistati anche in ipermercati e parafarmacie (più di 3.600, 7 mila posti creati). Negli ultimi 5 anni – calcolano le associazioni dei consumatori – il risparmio per gli italiani (prezzi cresciuti al massimo del 3,4% contro il 19% del quinquennio precedente) è stato di 1,6 miliardi. Ma il segmento dei farmaci C è particolarmente succoso. Vale quasi il 12% della spesa farmaceutica annua (2010) e dunque 3,1 miliardi (su 26 totali). In lista c’è di tutto. I più venduti, su 3.800 prodotti, sono ansiolitici (17%), contraccettivi orali (8,4%), Viagra e simili (7,6%). Quest’ultimo comparto, da solo, pesa per oltre 200 milioni. Ed è in crescita. Ecco perché i prossimi 4 mesi, in cui Aifa (Agenzia del farmaco) e ministero della Salute faranno le liste, saranno cruciali per capire quali di questi farmaci potranno transitare alla libera vendita e quali no. 

Taxi
La vittoria dei tassisti è completa. Ancora una volta – l’ultima con la manovra di agosto di Tremonti – entrano nei decreti e ne escono quasi subito. A Roma, città  simbolo – dove la lobby, vicina politicamente al sindaco Alemanno, è potentissima tuttavia scontenta del mancato aumento delle tariffe bloccate dal Tar qualche mese fa – ci sono 7.850 taxi contro i 19 mila di Londra, i 16 mila di Madrid, i 15.600 di Parigi. E dunque 2,1 vetture bianche per ogni mille abitanti, contro i 9,9 di Barcellona, gli 8,3 di Londra, i 3,9 di Praga, i 2,9 di Monaco e i 2,4 di Parigi. I costi sono più elevati. In compenso, scarsa la qualità . Un’indagine Fia (Federazione automobilistica internazionale, definisce quella romana «la peggiore corsa d’Europa» e «il più scarso servizio in assoluto».


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