L’adozione anti aborto che fa litigare Livorno

by Editore | 30 Dicembre 2011 8:50

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LIVORNO — Già  quell’accusa al Comune «di non fare nulla per i poveri» era stata un pugno al basso ventre per i servizi sociali e per l’establishment politico della sinistra livornese da settant’anni al potere. Ma la frase, «la prossima volta chiedo aiuto a Pisa», è stata peggio di un oltraggio.
E così la nuova uscita spericolata di padre Nike, parroco di base del quartiere popolare della Rosa, si è trasformata in un casus belli. Tanto da far pronunciare al sindaco e presidente dell’Anci toscana, Alessandro Cosimi (Pd), una frase quasi da rottura diplomatica («È una grave frattura tra Chiesa e Comune dopo decenni di grande collaborazione») e a convincerlo a presentare le «ricevute» di un lungo elenco di soldi delle casse comunali elargiti ai bisognosi e soprattutto a Caritas e parrocchie cittadine. 
Mai si era visto uno scontro così infuocato tra Chiesa e Comune livornese, neppure a tempi delle epiche battaglie tra Pci (fondato a Livorno nel 1921) e la Dc. Una disputa, affatto bonaria come quelle di Guareschi, seguita appassionatamente sui social network dai sostenitori del laicismo di Cosimi e dai fedeli di don Maurizio de Sanctis, in arte padre Nike dal marchio delle sue inconfondibili scarpe da tennis, il religioso alla ribalta delle cronache per aver deciso di «adottare» il nascituro quarto figlio di una coppia decisa ad abortire. Ed è proprio da quell’iniziativa, raccontata dal sacerdote su Facebook e poi nell’omelia natalizia, che è esplosa la polemica. Il sindaco, pur apprezzando le motivazioni («Lo avrei fatto anch’io») aveva espresso perplessità  sulla decisione di presentare pubblicamente una storia molto riservata e da «confessionale». Una psicologa dell’Asl di Careggi (Firenze) aveva poi ipotizzato una sorta di spot anti-abortista e invocato una maggiore laicità  su alcuni problemi gravissimi.
Apriti cielo. Padre Nike si è scatenato davanti al computer scrivendo risposte di fuoco. Accusando il sindaco di non conoscere il fatto, consigliandolo «prima di esprimere un giudizio “polemico” di informarsi realmente sulla situazione» e poi informandolo che la privacy non era stata affatto violata. «Nessun giornale ha pubblicato o fatto sospettare dell’identità  di quella famiglia. Nessuno della parrocchia sa chi è la coppia, neppure il consiglio parrocchiale (il braccio destro del parroco), ma solo il sottoscritto».
Poi, il prete ha aggiunto alcune domande retoriche e sferzanti rafforzando il tutto con audaci punti esclamativi: «Perché il Comune non fa nulla per i poveri?! Perché non vi impegnate come noi parrocchie per soccorrere le famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese? A lei (sindaco) interessano o no le famiglie?! (Intendo le persone e non le loro risorse economiche e le loro tasse)». Infine il colpo del ko: raccontando la storia di una richiesta al Comune di cambiare le lampadine fulminate dell’illuminazione pubblica che si era prolungata per otto mesi («Al Comune si lavora troppo?»), don Maurizio ha colpito l’orgoglio campanilistico: «La prossima volta mi rivolgerò al Comune di Pisa».
Il sindaco Cosimi non l’ha presa bene. Lui, medico, ex comunista ma credente, con la Curia ha sempre avuto un rapporto di grande amicizia. «Accuse gratuite e infondate — ha detto il primo cittadino -. Alla Caritas ogni anno eroghiamo 100 mila euro per il servizio mensa quotidiano agli indigenti; 13 mila euro per la gestione dei 350 mila euro che il Comune destina alle card ricaricabili per l’acquisto di generi di prima necessità , 20 mila euro per 4 alloggi gestiti sempre dalla Caritas e 26 mila euro alla parrocchia di Santa Lucia per i pasti dei poveri. Padre Nike non lo sapeva? Si informi meglio».

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