Liberalizzazioni e modifiche: La tentazione milleproroghe

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ROMA — La manovra da 33 miliardi, dopo l’approvazione della Camera, passerà  la prossima settimana anche al Senato, ma già  è in preparazione un’appendice alla stessa per correggere e completare alcuni capitoli, dalle pensioni alle frequenze televisive, dall’Imu alle liberalizzazioni. Il veicolo potrebbe essere il solito decreto milleproroghe di fine anno, quello che dispone il rinvio dei termini non rispettati per adempimenti vari di legge. Al milleproroghe, che sarà  presto varato dal governo, ha fatto ieri esplicitamente riferimento l’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano (Pd), come provvedimento capace di raccogliere i due ordini del giorno accettati l’altro ieri dall’esecutivo sulle pensioni dei precoci e dei lavoratori licenziati al di fuori di accordi sindacali. 
I precoci sono coloro che hanno cominciato a lavorare giovanissimi, 15-16 anni, e che, alla luce delle nuove regole previdenziali, potrebbero sì andare in pensione dopo 42 anni e un mese di contributi, ma subirebbero un taglio dell’assegno per ogni anno di anticipo rispetto all’età  anagrafica di 62 anni. Così un lavoratore che per esempio andasse in pensione a 57 anni, cioè 5 anni prima di 62, riceverebbe un trattamento ridotto dell’8%: un taglio di un punto su ciascuno dei primi due anni di anticipo e di due punti su ciascuno degli altri tre anni. Obiettivo del Pd è ottenere la cancellazione delle penalizzazioni. Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, pensa invece che andrebbero solo ridotte. 
L’altro ordine del giorno sulle pensioni riguarda invece quei lavoratori che sono stati licenziati o si sono licenziati al di fuori di accordi sindacali, magari in seguito a un incentivo dell’azienda, in previsione del fatto che di lì a poco avrebbero preso la pensione che adesso invece si è allontanata in alcuni casi di 5-6 anni. Secondo i sindacati si tratta di decine di migliaia di persone, che dovrebbero essere ammesse al pensionamento secondo le vecchie regole. Fornero ritiene che prima di ogni decisione vada fatto un censimento rigoroso della situazione. Altre correzioni, infine, potrebbero riguardare l’attenuazione del cosiddetto scalone. Uno dei relatori di maggioranza, Pier Paolo Baretta (Pd), osserva per esempio che il sistema andrebbe completato, perché la possibilità  di andare in pensione a 64 anni per chi raggiunge quota 96 «adesso vale solo per i dipendenti privati, ma francamente non si capisce che differenza c’è tra un lavoratore dell’Ibm e uno delle Poste». 
Il milleproroghe potrebbe intervenire anche sulla questione delle frequenze televisive digitali libere. Un ordine del giorno accolto dal governo prevede che sia bloccata la procedura di assegnazione gratuita in corso, che beneficerebbe anche Mediaset di Silvio Berlusconi, e che le frequenze siano messe all’asta. Ma il Pdl è contrario.
Ugualmente controverso è il punto delle liberalizzazioni. Qui il premier Mario Monti è deciso ad intervenire. In particolare ci sono due questioni rimaste in sospeso: la libertà  di vendere i farmaci di fascia C nelle farmacie, che è stata bloccata all’ultimo momento, e la liberalizzazione dei taxi, anche questa rinviata su pressione della lobby di settore. Lo strumento potrebbe essere il milleproroghe oppure un provvedimento ad hoc, come sembra indicare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà , già  presidente dell’Antitrust, che promette: «A gennaio ripresenteremo tutto».
Infine, nel milleproroghe potrebbe finire anche qualche correzione sull’Imu. Una sembra necessaria: l’alleggerimento del prelievo sui pensionati senza figli e a basso reddito. E dovrebbe essere tradotto in legge l’ordine del giorno che impegna il governo a ricondurre anche il settore delle strade e delle autostrade sotto la neonata Autorità  di vigilanza sui trasporti.


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