Lo Stato punta sulla marmellata entra nella Rigoni con 14 milioni

by Editore | 30 Dicembre 2011 7:20

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ROMA – Il Fondo Italiano aggiunge le marmellate al proprio portafoglio. Con i 14 milioni investiti nella Rigoni di Asiago Srl, questa società  di gestione del risparmio – voluta dall’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti, finanziata dalla Cassa depositi e prestiti e da otto banche italiane – sembra aver raggiunto la piena operatività . Ieri ad Asiago il Fondo presieduto da Marco Vitale e guidato dall’ad Gabriele Cappellini ha chiuso l’accordo con la società  leader in Italia nella produzione e commercializzazione di confetture a base di frutta biologica. Sarà  effettuato un aumento di capitale che darà  al Fondo Italiano una quota di minoranza intorno al 25%, mentre un’altra parte dei 14 milioni arriverà  sotto forma di prestito convertibile. La famiglia fondatrice dovrebbe mantenere la maggioranza.
Il Gruppo Rigoni – che conta su 100 dipendenti e su un fatturato complessivo atteso a 63 milioni nel 2011 – ha avviato la sua attività  nel corso degli anni ‘20, concentrandosi inizialmente nella produzione e vendita di miele. Successivamente, l’azienda ha affiancato all’attività  tradizionale la realizzazione e commercializzazione di confetture. L’intervento del Fondo Italiano di Investimento supporterà  il gruppo nell’ampliamento della capacità  produttiva, nel consolidamento della posizione nel mercato domestico e nella crescita sui mercati internazionali, da dove arriva solo il 10% del fatturato. Nell’operazione, Rigoni – già  aiutata in passato da Sviluppo Italia attraverso un aumento di capitale – è stata assistita da Mediobanca e da Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli Partners per gli aspetti legali. 
Fondo Italiano di Investimento è stato assistito da Studio Sat di Padova e chiude così il 2011 con 15 investimenti nell’anno solare nei settori più disparati: macchine utensili, servizi alle imprese, alimentare, commercio marittimo. Tutte pmi con fatturato inferiore ai 200 milioni. Risultati che il Fondo porta a casa dopo più di qualche difficoltà  di messa a punto e di utilizzo della generosa dotazione 1,2 miliardi di euro che arrivano dalla Cassa depositi e prestiti, dal ministero dell’Economia, dall’Abi e dalle banche sponsor

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