«Ora uno statuto europeo»

by Sergio Segio | 11 Dicembre 2011 8:32

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NAPOLI. Una carta per chiedere lo statuto europeo dei beni comuni e dell’acqua in quanto bene comune. Questo è quanto dovrebbe essere prodotto oggi dopo la due giorni di assemblea internazionale che si è tenuta a Napoli. Un appuntamento importante e atteso da tempo perché il manifesto politico e condiviso con le diverse anime della Rete europea che vuole proteggersi dalla finanziarizzazione dei beni primari, è il primo passo per far partire una campagna referendaria e mettere le istituzioni dell’Ue di fronte al fatto compiuto. La prossima tappa sarà  una proposta giuridica poi si inizierà  con la raccolta firme, ne servono almeno un milione in 7 stati dell’Unione, per ottenere le consultazioni popolari. «Napoli è stata scelta come location di questo Forum per almeno due motivi: è la prima città  europea oltre Parigi dove si è creato un movimento sperimentale per la gestione dei beni comuni, e dove secondo i principi di democrazia partecipata i cittadini hanno pari dignità  e voce per decidere». Alberto Lucarelli è tra gli ispiratori dei referendum italiani di giugno sull’acqua, e dopo la svolta del comune di Napoli che ha trasformato da società  per azioni in un’azienda a carattere completamente pubblico l’erogazione dei servizi idrici ora, l’assessore per i beni comuni della giunta De Magistris, si è buttato a capofitto nella costruzione della Rete europea. «Dopo il golpe dell’Ue che ha privato di fatto i cittadini della loro sovranità  affidandola alla Bce – ha spiegato – è quantomai necessario reagire e organizzare un movimento imponente». Così si è partiti da Castel Dell’Ovo con una valanga di interventi, anche di moltissimi rappresentanti sindacali e dei comitati dei paesi membri, che hanno avuto tutti lo stesso tenore e comunità  d’intenti: ribellarsi alla mercificazione delle vite dei cittadini. «Dobbiamo reagire a tutto questo – ha per esempio detto Pablo Sanchez della Federazione sindacale dei servizi pubblici europei – Il problema non è se ci piaccia l’Europa oppure no, dobbiamo ribellarci per fare sentire la nostra voce e per farlo credo che la nostra organizzazione debba diventare un movimento». Dunque si è volato alto con progetti e proposte. Nika Kaswic della Rete in Slovacchia per esempio si è impegnato a diffondere il progetto referendario nel suo paese. Gabriela, italocinese che vive a Bruxelles, ha invece pensato di cercare un coordinamento per rendere esecutive le decisioni del Forum, mentre Pilar del movimento contro privatizzazione del canale Secundo a Madrid ha sollecitato la sala a unire le lotte. Molto apprezzato anche l’intervento del sindaco De Magistris, che su un nuovo modello sociale e politico, sui valori di democrazia partecipata ha basato la sua rivoluzione arancione. All’assemblea il primo cittadino ha ricordato la svolta nella costituzione della società  Abc, acqua bene comune, ma anche la recente vittoria che ha impedito la realizzazione dell’inceneritore nella zona est già  colpita da inquinamento ambientale per le raffinerie di petrolio. «Successi – ha sottolineato – che non sono merito della giunta, ma dei cittadini e dei comitati con le loro battaglie politiche in difesa del territorio e dei beni comuni». De Magistris ha poi puntato il dito contro le stanze del potere e la loro preoccupazione dei nuovi modelli politici, ma anche del nuovo governo cittadino: «Non è un caso – ha spiegato che si sono messi tutti insieme a difendere le politiche finanziarie dell’Unione. Non è solo paura del pericolo di default, che pure c’è, ma il timore che prenda corpo un nuovo modo di fare politica». Anche il primo cittadino ha poi concluso con un appello visto che «l’acqua pubblica non è una battaglia simbolica, ma una sfida a nuovi modelli di gestione politica»: «Bisogna costruire alternative per ribaltare l’assioma del conta più quanto hai e non chi sei. L’Unione ha pensato di più alla libera circolazione merci e molto meno a quella delle persone e ai loro diritti. A chi detiene potere economico-finanziario queste lotte fanno un po’ paura perché questi modelli possono diventare regola». Non bisogna dunque scoraggiarsi e a ribadirlo subito dopo il sindaco ci pensa Michelle Troigli che sta preparando il Forum dell’acqua a Marsiglia alternativo a quello ufficiale organizzato dalle multinazionali che gestiscono le risorse idriche. Un altro appuntamento fondativo dove si andrà  a contrapporre anche fisicamente il modello comunitario contro la privatizzazione: «Lì non sarà  come Napoli, avremo le istituzioni contro, e dovremmo combattere l’idea che le grandi società  dell’acqua sono considerate dei modelli di buona economia». Oggi dunque si arriverà  alle conclusioni e alla sottoscrizione della carta che sarà  pubblicata sul sito www.acquabenecomune.org. di firme in sette stati dell’Unione europea, servono per ottenere le consultazioni popolari per arrivare a uno statuto europeo dei beni comuni. OTTOBRE SCORSO è nata «Abc», la società  pubblica che, a Napoli, ha preso il posto della Arin Spa. Una concretizzazione del’esito referendario.

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