Mini Patrimoniale, si paga fino a 1.200 euro

by Sergio Segio | 7 Dicembre 2011 8:18

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MILANO — La mini patrimoniale ha preso forma. E numeri. Nel 2012 tutti coloro che hanno un investimento finanziario — un conto titoli, un fondo, una polizza e così via — pagheranno all’Erario l’uno per mille del valore di mercato del loro patrimonio. Una tassa che sostituisce ed estende il superbollo inventato quest’estate da Giulio Tremonti e applicato fino a oggi solo al deposito titoli. Un prelievo progressivo nella formulazione e nel tempo, visto che dal 2103 salirà  (stabilmente) all’1,5 per mille.
Nulla cambia invece per i conti correnti tradizionali e i conti di deposito che non sono considerati strumenti finanziari ma utensili per la gestione della liquidità  e che continueranno a pagare, esattamente come oggi, il solito bollo da 34,2 euro.
Ma che cosa succederà  in pratica? Facciamo qualche esempio. Con 10.000 euro di Btp non cambia nulla. Si pagavano 34,2 euro in passato e si continueranno a pagare, perché la nuova tassa (da cui sono esenti solo le posizioni che valgono meno di mille euro) ha un minimo. Se l’un per mille è pari a meno di 34,2 euro, si pagano comunque 34,2 euro. Quindi, se si applica l’aliquota del 2012, il plafond oltre cui si comincia a pagare di più è 34 mila euro.
Se consideriamo invece 50 mila euro, oggi un conto titoli con depositato questo capitale paga 34,2 euro, mentre nel 2012 la sua mini patrimoniale vale 50 euro e nel 2013 arriverà  a 75. E così via pagando (vedi tabella). La tassa ha anche un massimo, a 1.200 euro: se l’un per mille (o l’1,5 per mille in futuro) supera questa soglia, si pagherà  non più di questo importo. Prendiamo un patrimonio molto consistente, da 900 mila euro: nel 2013 il prelievo sarebbe stato di 1.350 euro, ma non se ne pagheranno più di 1.200.
Nella tabella a centro pagina il paragone tra oggi e domani è fatto considerando la vecchia tassa sul deposito titoli. Ma la maggior novità  della mini patrimoniale è appunto l’allargamento della base imponibile a strumenti finanziari (come fondi comuni e polizze) che, non avendo obbligo di conto titoli, fino alla fine del 2011 non pagheranno nessun tipo di bollo.
Facciamo allora un altro esempio: se invece di guardare il conto titoli prendiamo quote di fondi comuni o una polizza vita da 100 mila euro, oggi vediamo costi e tasse sui rendimenti, ma non il bollo. Mentre il titolare di un deposito con titoli di Stato per un analogo importo verserebbe anche 70 euro all’Erario per la supermarca. Domani tutti e tre (conto titoli, polizza e fondo), pagheranno la mini patrimoniale vestita da bollo pari a 100 euro nel 2012 e a 150 nel 2013.
Secondo le stime del governo e di Banca d’Italia il provvedimento riguarda una platea di 1.900 miliardi, da cui si potrà  ricavare un gettito di 2,6 miliardi per cassa il primo anno e di 4,7 nel 2013. Un portafoglio piuttosto vasto che rappresenta circa la metà  delle ricchezze finanziarie delle famiglie italiane, quantificabile in oltre 3 mila miliardi. Altri mille miliardi abbondanti, infatti, sono parcheggiati sui conti correnti tradizionali (circa 750) e sui conti di deposito vincolati a vario titolo (500 miliardi).
L’altra novità  introdotta dalla manovra (che modifica un provvedimento del 1972) è il metodo per conteggiare la consistenza del capitale. Ora si parte dal valore di mercato e, solo in mancanza di un prezzo, si ricorrerà  al valore nominale o di rimborso.
Il superbollo, invece, faceva riferimento in primis al valore nominale, aprendo la strada a clamorose omissioni (alcune azioni hanno un valore nominale vicino a zero) o ad altrettanto ingiuste penalizzazioni per chi si sarebbe visto conteggiare i Btp a 100 in un anno dove i prezzi sono scesi ben sotto 90. Dalla versione finale del provvedimento è sparito invece l’innalzamento della soglia di esenzione da mille a 5 mila euro (che faceva capolino dalla prima bozza), mentre è rimasta la precisazione che i fondi pensione (cioè gli strumenti di previdenza integrativa) e i fondi sanitari (le polizze per la salute) sono esclusi dalla mini patrimoniale. La tassa — come il vecchio bollo e come il super bollo nato quest’estate e già  pensionato — si applica alla comunicazione periodica (in genere annuale) che gli intermediari inviano ai clienti.

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