Monte Rosa, fiamme sul tetto d’Europa
TORINO – È la maledizione del col d’Olen, le fiamme tra le nevi che si portano via un altro edificio storico sui contrafforti meridionali del massiccio del Monte Rosa. Stamattina fumeranno ancora i resti del rifugio Guglielmina, costruito nel 1878 e per molti anni l’albergo più alto d’Europa. Ieri all’alba è stato circondato dal fuoco e in tutto il giorno non si è riusciti a spegnerlo, lottando contro raffiche di vento che sfioravano i 150 chilometri all’ora. Nel 2000 un altro incendio al col d’Olen, pochi metri dal Guglielmina, aveva distrutto l’Istituto scientifico Angelo Mosso, che era nato nel 1907 per esperimenti i cui risultati vennero poi sfruttati nella grande stagione della conquista himalayana e perfino nelle imprese spaziali. È la maledizione del col d’Olen, o piuttosto la mancanza di sorgenti in quota, sul filo dei tremila, che permettano di attingere acqua contro gli incendi, nonostante la presenza di ben due grandi rifugi – il Guglielmina e il vicino Città di Vigevano, di proprietà del Cai di Varallo – oltre all’Istituto Mosso.
Ieri mattina sono arrivate oltre trenta persone, sul passo tra la valdostana valle del Lys e la piemontese Valsesia: i vigili del fuoco di Varallo e della val d’Aosta, i volontari di Alagna e gli uomini del Soccorso alpino. Dal versante piemontese si sale velocemente con la telecabina fino a Pianalunga e poi con la nuovissima funivia Funifor. Altri si sono levati in volo con gli elicotteri, che hanno messo in salvo i nove che avevano passato la notte al rifugio, tra gestori, turisti e sciatori. L’incendio intanto divampava, ravvivato dal legno abbondante nella vecchia struttura. Ma il lavoro dei vigili del fuoco era ostacolato soprattutto dalle raffiche violente del vento, fino a 150 chilometri all’ora, che impedivano anche l’avvicinamento dell’elicottero. Le fiamme a tarda sera ancora non erano state spente. La causa potrebbe essere un guasto al generatore di corrente, ma le indagini non escludono altre possibilità .
Era stato inaugurato il 21 agosto 1878, il «Ricovero al col d’Olen», com’era stato chiamato all’inizio. Lo aveva costruito Giuseppe Guglielmina, calzolaio del piccolo paese valsesiano di Mollia, che già ne aveva aperti due e altri cinque arriverà a gestirne, sulle pendici del Rosa, sui laghi e in Riviera. Quelli in montagna avranno particolare fortuna, grazie al richiamo del massiccio per la borghesia europea affascinata dalle vette, dopo le prime salite alle cime oltre i quattromila metri. Lo stesso re Umberto I, marito della sovrana alpinista Margherita, aveva contribuito all’edificazione del rifugio-albergo con mille lire. Sempre di proprietà della famiglia Guglielmina, è rimasto chiuso dal 1959 al 1993 e di recente era stato ristrutturato, rilanciandolo come struttura in grado di offrire una cucina di alto livello e una grande cantina in quota. Ma il fuoco oggi sta ancora distruggendo i muri.
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