Pacco bomba a Equitalia ferito il direttore generale gli anarchici: siamo stati noi

Loading

ROMA – Lo scoppio, il fumo, le urla. Un uomo a terra, le mani e il viso lordi di sangue, al secondo piano della sede centrale di Equitalia, in via Andrea Millevoi 10, all’Ardeatino. Una vittima eccellente per la nuova offensiva di Natale della Fai, la Federazione Anarchica Informale: il ferito, stavolta, è Marco Cuccagna, 51 anni, direttore generale della società  che appalta la riscossione dei tributi, moglie e due figli, ex dirigente dell’ Immobiliare Rio Nuovo (gruppo Deutsche Bank), un curriculum blasonato con posti di grande rilievo in società  italiane ed estere, dalla Metropolis Spa, gruppo Ferrovie dello Stato alla Hyp Solution Italia, dalla Iritecna/Fintecna Spa alla Audit. Trasportato d’urgenza al Sant’Eugenio, Cuccagna è stato operato per tre ore di seguito: «Abbiamo ricostruito il terzo, quarto e quinto dito della mano destra e una piccola parte del pollice – spiega il direttore sanitario Paolo Palombo – la funzionalità  sarà  recuperata al 95 per cento». Il funzionario aveva alcune schegge di vetro conficcata negli occhi che sono state estratte dall’equipe del professor Romolo Appolloni: nessun problema per la vista. «Fortuna che non portavo gli occhiali, altrimenti sarei rimasto cieco» ha commentato Marco Cuccagna, stremato ma lucidissimo. Nel pacco bomba (una busta di cartoncino giallo imbottita “a bolle” che conteneva un semplice ordigno con innesco a strappo) un volantino di rivendicazione molto simile a quello recapitato due giorni fa a Joseph Ackermann, presidente della Deutsche Bank e intercettato dai servizi di sicurezza. «Non suicidarti, ribellati: morte agli usurai» esordisce il testo che prosegue con l’annuncio di «tre pacchi bomba in viaggio in questi giorni contro banche, zecche e sanguisughe…» Gli investigatori, quindi, aspettano un terzo ordigno. Il questore Francesco Tagliente ha lanciato un appello: massima allerta con la corrispondenza in arrivo. Lo scoppio ha squassato il secondo piano del palazzo di Equitalia, uno sgraziato rettangolo di vetro e cemento dove non c’è accesso al pubblico, alle 12,45 circa. La busta, mittente “Camusso Spa”, timbro postale di Milano (come quella spedita a Francoforte due giorni fa) era indirizzata personalmente a Marco Cuccagna. Il direttore generale l’ha appoggiata sul piano della sua scrivania di cristallo prima di aprirla con le mani: uno strappo e la linguetta che separava i due poli di una piccola batteria si è sganciata, provocando l’esplosione di una miscela di polvere nera e frammenti di metallo. Il piano della scrivania è andato in mille pezzi, le schegge sono schizzate ovunque conficcandosi nel viso del funzionario che si è accasciato a terra urlando di dolore. «Ho sentito un botto sordo, mi è sembrata una porta tagliafuoco che venisse richiusa di colpo» ricorda Marco Lotito, un impiegato che, in quel momento, si trovava al piano di sotto. Poi urla, lacrime, telefonate. «C’è stato uno scoppio, il direttore generale è ferito, c’è sangue dappertutto, correte» ha singhiozzato la segretaria di Marco Cuccagna a un operatore del 113. In via Millevoi, una stradina appartata teatro, una ventina di giorni fa, di un altro fatto di cronaca (un uomo travolto con l’auto da un rivale in amore) sono piombate volanti, auto civetta della Digos e i Suv degli artificieri. Il volantino era protetto da una scatola di metallo: la stessa tecnica usata per la “campagna d’inverno” del 2003 e per quella dell’anno passato, quando gli anarchici spedirono tre ordigni alle ambasciate di Cile, Grecia e Svizzera dove un impiegato restò gravemente menomato. Mentre l’ambulanza partiva a tutto gas verso il Sant’Eugenio gli agenti della Digos erano già  al lavoro. «Un attentato frutto di una campagna orchestrata contro Equitalia da pseudogiornalisti e politici di secondo piano» attacca Angelo Coco, direttore centrale di Equitalia. «Ho parlato con mio padre al telefono, mi ha detto solo che sta bene» dice una figlia di Marco Cuccagna. Silenzio, paura e dolore tra gli impiegati e i funzionari di Equitalia, rimasti per ore in attesa di notizie. «Non passa giorno che non riceviamo lettere e telefonate di minaccia» si sfoga una segretaria. E su Facebook c’è già  chi inneggia all’attentato: «Equitalia deve morire».


Related Articles

Il Colle e la carta del «modello Ciampi»

Loading

Numeri certi o accordi chiari. Altrimenti, una personalità  forte per un governo di scopo

Parlamento inchiodato

Loading

Leggendo Asor Rosa, noto sovversivo, confesso di avere pensato che sollecitasse un intervento del Capo dello Stato. E così avevo letto l’articolo 88 della Costituzione che prevede la possibilità  per il Presidente della Repubblica di sciogliere una camera con l’accordo di un presidente della medesima – Fini, mi ero detta.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment