Peggior scenario: un’implosione del regime Miglior scenario: una transizione alla cinese

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PECHINO – Ieri mattina il presidente Hu Jintao si è recato presso l’ambasciata nord-coreana a Pechino e ha espresso personalmente le condoglianze per la morte di Kim Jong Il. Hu ha confermato il «mantenimento della politica del governo cinese per continuare a consolidare e sviluppare le tradizionalmente amichevoli relazioni con la Corea del nord». Il giorno prima era stato spedito a Pyongyang un messaggio con mittenti il Partito comunista (Pcc), il Consiglio di Stato (l’esecutivo), la Commissione militare centrale e il parlamento. Con la massima solennità  il “«fratello maggiore», che divide con la Repubblica democratica popolare di Corea (Dprk) una parte della sua storia e un confine di centinaia di chilometri ha sottolineato che «siamo scioccati nell’apprendere che il segretario generale del Partito dei lavoratori di Corea (Wpk), presidente della Commissione nazionale di difesa della Dprk e comandante supremo dell’esercito popolare di Corea (Kpa) compagno Kim Jong è venuto a mancare, per questo esprimiamo le nostre profonde condoglianze per la sua morte e mandiamo sinceri saluti al popolo nordcoreano».
E anche se fosse vero che ai funerali del «caro leader» – che si terranno il 28 e 29 dicembre a Pyongyang – non parteciperanno i vertici della Repubblica popolare, perché alle esequie non sono state invitate delegazioni straniere, è a Pechino che molti analisti e cancellerie guardano per cercare di decifrare la difficile transizione in corso a nord del 38° parallelo. 
Il 75% degli scambi commerciali della Corea del nord avviene con la Cina: di fatto Pechino oltre ai e più dei donatori internazionali garantisce la sopravvivenza dello Stato nato il 9 settembre 1948 sotto l’influenza dell’Unione sovietica di Stalin. E le relazioni tra i due eserciti comunisti sono così strette che per descriverle si può utilizzare uno slogan di guerra nord-coreano degli anni ’50: «Vicine come le labbra ai denti».
Ieri i media cinesi riferivano dal posto di frontiera di Dandong che dall’altro lato del confine, in quello che resta uno dei paesi più poveri del mondo, era tutto tranquillo, come in un giorno normale. Ma Pechino, ovviamente, teme lo scenario peggiore: l’implosione del regime, con una massa di profughi che si riverserebbe nelle sue province nord-orientali e la possibilità  di una Corea riunificata e amica degli Stati uniti. Per questo ne prepara un altro, e non è detto che alla fine a prevalere non sia proprio quest’ultimo: una transizione morbida a base di liberalizzazioni economiche in stile cinese.
Secondo i media sud-coreani, nella sua visita in Cina dell’agosto 2010 il «caro leader» fu accompagnato proprio da Kim Jong-un, il 28enne «grande successore della causa rivoluzionaria». Ma, soprattutto, il 10 ottobre dello stesso anno, in occasione delle celebrazioni solenni per il 65° anniversario della fondazione del Partito dei lavoratori, quando Kim Jong-un apparve in pubblico in quella che sembrò l’investitura ufficiale come erede alla guida dello Stato, accanto al padre e al figlio c’era Zhou Yongkang, uno dei nove membri del comitato permanente del Politburo del Pcc.
La Cina mostra di voler dividere il fardello nordcoreano con Stati uniti e Corea del sud, di non voler fare tutto da sola per mantenere la stabilità  nella penisola coreana. Per questo ieri il ministro degli esteri cinese Yang Jiechi ha parlato al telefono con il suo omologo sud-coreano Kim Sung Hwan e con il segretario di Stato americano Hillary Clinton. 
I tre «hanno concordato sull’importanza di mantenere la pace e stabilità  nella penisola coreana e di mantenere stretti contatti e coordinarsi con la Cina» ha riferito il portavoce del ministero degli esteri Liu Weimin.
Lo stesso Liu ha sottolineato che «la Cina e la Corea del nord si sono sempre scambiate visite ad alto livello, e noi siamo pronti ad accogliere la visita del leader nord-coreano in un momento conveniente per entrambe le parti», chiarendo che però al momento «non ha informazioni» riguardo ai tempi di un eventuale visita di Kim Jong-un.


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