Pensioni, caos sui pagamenti in contanti Conto corrente per gli assegni sopra i 980 euro: l’Inps studia una proroga a febbraio

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TORINO – La paura? Arrivare davanti allo sportello, come ogni mese, e sentirsi dire: «Mi dispiace, ma non possiamo darle i soldi». Una paura che sta contagiando milioni di pensionati che per comodità  e facilità  periodicamente riscuotono il proprio assegno in contanti alle Poste, senza nessun accredito sul conto corrente. Da gennaio, manovra Monti alla mano, non sarà  più possibile per gli importi superiori ai 980 euro. Cifra modificata in extremis, prima era molto più bassa: 500 euro. Da ora in poi bisognerà  per forza avere un numero Iban su cui far scivolare i trattamenti di Inps, Inpdap e di qualsiasi altra cassa previdenziale.
I call center degli istituti, oltre a quello delle Poste, da giorni sono presi d’assalto. «Cosa devo fare?», «Come posso prendere i soldi?». Le risposte sono lacunose. E soprattutto gli operatori non sanno dare certezze sul ritiro regolare in contanti a gennaio. Un giallo che secondo i calcoli dello Spi-Cgil interessa circa 3 milioni di persone, anziani, già  tartassati dalle ultime Finanziarie, che vivono soprattutto nei paesi di provincia e in montagna. Persone che fanno fatica a raggiungere una banca o un ufficio postale.
Contattando il call center dell’Inps, ieri mattina, non si riuscivano ad avere risposte. «Bisogna aprire un conto corrente per l’accredito», spiegava l’operatore. E quanto tempo ci vuole perché la pensione arrivi in banca o alle Poste? «Due o tre mesi». E gli assegni di gennaio e febbraio? «Non sappiamo». Nebbia fitta. Qualche schiarita solo nel pomeriggio. Nuova chiamata al call center dell’Inps (803.164) poco prima delle 17. Risponde, dopo cinque minuti di attesa, l’operatrice 5317. «Scusi, la mia pensione è di 1.100 euro, la prendo allo sportello, come devo fare da gennaio?» «Già  capito, mi aspetti in linea», dicono dall’altra parte del filo. E dopo un po’ l’addetta spiega che è appena arrivata una circolare, una lettera che l’Inps invierà  a tutti i pensionati che superano i 980 euro al mese con le nuove indicazioni per riscuotere l’assegno. «Comunque – spiega – c’è tempo fino al 29 febbraio per aprire un conto corrente. Se lo apre in banca deve comunicarci in numero di Iban on-line oppure venendo di persona, se lo apre alle Poste, invece, è tutto in automatico». Quindi la pensione a gennaio, anche con le nuove norme, si ritira senza problemi allo sportello in contanti? «Presumo di sì», risponde l’operatrice.
Nessuna certezza. Nella circolare arrivata dieci minuti prima non è scritto in maniera esplicita se l’assegno verrà  erogato cash senza problemi, anche se i termini per aprire il conto corrente sono prorogati di due mesi. E al call center delle Poste (803.160), dopo quasi mezz’ora di attesa, le risposte sono ancora meno rassicuranti: «Non abbiamo ricevuto nessuna indicazione in merito». Sia le associazioni dei consumatori, in testa l’Adusbef, sia la Spi-Cgil temono che a gennaio ci saranno disguidi e problemi. E lamentano in più un atteggiamento vessatorio nei confronti dei pensionati: è corretto tracciare i pagamenti per combattere l’evasione fiscale, ma alcune fasce si potevano tenere fuori dal provvedimento. Anche perché l’apertura di un conto corrente vuol dire costi in più, nonostante le rassicurazioni del governo Monti e del ministero dell’Economia: entro tre mesi verranno definite le linee guida stipulate in collaborazione con l’Associazione bancaria italiana per una nuova formula di conto corrente base, semplice e gratuito. Associazioni e sindacati, però, non si fidano. E gli anziani, soprattutto quelli soli, hanno poca dimestichezza con Iban, bancomat, carte di credito, spese e tassi. L’Adusbef ha già  annunciato la volontà  di ricorrere contro l’articolo 12 del decreto “Salva Italia” alla Consulta per dare la possibilità  ai pensionati di continuare ad andare ogni mese alle poste a ritirare i loro assegni in contanti.


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