Pensioni, muro dei sindacati. Camusso: 40 cifra intoccabile

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«Il governo deve sapere che 40 è un numero magico e intoccabile». Una battuta per porre i 40 anni come paletto seriamente invalicabile, argomento «esaustivo della discussione», dice la leader Cgil Susanna Camusso. Le indiscrezioni sulle misure che il governo Monti sta approntando in tema di pensioni hanno già  messo in allerta i sindacati. Tutti. Tanto più in assenza di una convocazione sulla quale lo stesso Monti mette le mani avanti: «Avremo tempi molto ristretti per le consultazioni. Siamo in una situazione straordinariamente delicata e faccio appello al senso collettivo di urgenza e responsabilità ». Il tema è un classico dello scontro sindacati-confindustriali. E a Camusso arriva immediata, infatti, la replica della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia: «Ormai di intoccabile non c’è più niente dice Davanti alla crisi dell’eurodebito e al fatto che le manovre in Italia sono essenziali anche per salvare l’euro, bisogna capire che o ci salviamo tutti o perdiamo tutti. Noi siamo d’accordo sul fatto che la manovra debba essere equa. Certamente credo che vadano toccate le pensioni, le pensioni di anzianità : 40 anni non è un numero invalicabile».
Marcegaglia insiste: «Si tratterebbe di lavorare un po’ di più come succede ovunque, perchè in nessun paese si va ancora in pensione a 58 anni», dice, come non fossero le aziende a decidere di prepensionare. Ma «non è questo il momento di porre veti, qui bisogna salvare il Paese», chiude. A stretto giro, controreplica Cgil: «Giusto, non poniamo veti: perchè non cominciamo dalla patrimoniale?», propone Danilo Barbi, segretario confederale. Che poi ricorda a Marcegaglia «che in molte vertenze sono le aziende che spingono per espellere i lavoratori di una certa età  e che, per quanto riguarda l’età  pensionabile, i lavoratori hanno già  pagato per i provvedimenti del precedente governo».
Rispetto all’annuncio dei tagli ai vitalizi per i parlamentari, riprende Camusso: «La politica retribuita è un’arma contro il fatto che sia predominio dei ricchi, ma penso anche che il sistema pensionistico debba essere uguale per tutti», risponde la segretaria Cgil. «Ci sono privilegi da cancellare ricorda Si è cominciato a dire delle cose in proposito, andiamo avanti».
I CONTI
Sul tavolo, al momento, solo ipotesi. Le carte Monti se le giocherà  il 5 dicembre, ma la «stretta» sulle pensioni di anzianità  sembra essere tra le proposte ineluttabili. La scure sulle pensioni varrebbe da sola 10 miliardi, tra l’innalzamento da 40 a 41-43 anni gli anni di contribuzione, il blocco degli adeguamenti economici al tasso d’inflazione per gli assegni già  erogati (a parte quelli minimi), estensione del contribuivo pro rata, accelerazione della parificazione dell’età  pensionabile per le donne nel settore privato, il cui percorso dovrebbe chiudersi entro il 2016, massimo 2020. Due conti li fa lo Spi Cgil: nel 2011 la spesa per le pensioni è stata di circa 242 miliardi. L’aumento dell’anzianità  contributiva oltre i 40 anni comporta l’obbligo di versare i contributi all’ente previdenziale ma non porterebbe alcun vantaggio al pensionato perché il massimo del rendimento si ha con i 40 anni.
Anche per il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni è arrivato «il momento di un confronto pubblico». «Sulle pensioni non vogliamo un blitz, le persone non sono uguali avverte E se il governo dovesse procedere da solo non approveremo». L’appello di Monti al senso di responsabilità  «non lo capisco», dice: «Sappiamo che la situazione è difficile ma proprio per questo dobbiamo dare un senso a cosa facciamo. Non è possibile dare assenso sulle pensioni», prosegue poi, se si colpiscono le fasce deboli. Piuttosto, dice, «parliamo di una patrimoniale, che è criterio usato in tutta Europa». Anche il leader Uil Luigi Angeletti delinea le prime «linee di confine»: «Bisogna ricevere in proporzione a quello che si è pagato. Tanti contributi hai versato, tanto ricevi», dice, aggiungendo la sua contrarietà  all’ipotesi di aumentare gli anni di contributi.


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