Sarkozy: “Ultima chance per l’Ue” Bozza di Bruxelles, sì agli eurobond

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BRUXELLES – Se alla vigilia del vertice erano stati i leader europei a drammatizzare la situazione, ieri ci hanno pensato i mercati a far capire che l’euro è veramente con l’acqua alla gola. I capi di governo dei Ventisette si sono ritrovati in serata a Bruxelles mentre le Borse di tutta Europa registravano l’ennesima débacle. Milano è stata la peggiore con un meno 4,3 per cento. Parigi meno 2,5. Francoforte meno 2. Lo spread dei titoli di stato italiani è tornato sopra i 400 punti.
È vero che il tracollo questa volta non è imputabile ai capi di governo, ma è stato provocato dal rifiuto della Bce di finanziare sia pure indirettamente il debito dei governi europei e dalle nuove stime della authority bancaria (Eba) sulla necessità  di ricapitalizzazione degli istituti di credito. Ma la fragilità  e il nervosismo dei mercati rendono ancora più evidente quanto sia ormai improrogabile un forte segnale politico dei governi. Una sollecitazione che ieri è venuta anche dal presidente americano Barack Obama, che ha chiesto agli europei di «riconoscete l’urgenza di fare qualcosa di significativo e coraggioso». Tuttavia i contorni di questo segnale che il mondo si attende dal vertice apparivano ieri sera ancora estremamente vaghi. Tutti, almeno in linea di principio, concordano sulla necessità  che il vertice tenga a battesimo una vera Unione di bilancio, che vincoli i Paesi della moneta unica a tenere i conti in pareggio, consenta sanzioni automatiche in caso di deficit eccessivo e dia all’Europa il diritto di intervenire nell’elaborazione dei bilanci nazionali. I dissensi, anche radicali, sono sul come arrivare a questo risultato.
La Germania vuole una modifica in piena regola dei Trattati a 27, con tanto di processi di ratifica. In caso non si trovi consenso su questa strada, la Merkel, fortemente appoggiata da Sarkozy, vorrebbe un nuovo Trattato sottoscritto solo dai diciassette Paesi dell’Unione monetaria. Le due ipotesi incontrano molte resistenze. La Svezia non vuole nessuna modifica ai Trattati. Anche la Gran Bretagna è contraria. La Polonia e i Paesi dell’Est Europa si oppongono ferocemente a un trattato ristretto all’Unione monetaria che li escluderebbe. Anche l’Italia preferirebbe evitare sia la revisione dei Trattati sia un nuovo accordo che divida l’Europa.
Il presidente del Consiglio europeo, Van Rompuy, propone una soluzione di compromesso, meno impegnativa: una modifica decisa a 27 che cambi solo un protocollo del Trattato, quello che stabilisce le regole del Patto di Stabilità . In questo caso, sostengono i giuristi, basterebbe l’accordo dei capi di governo e non sarebbe necessario avviare la lunga, complessa e pericolosa procedura delle ratifiche nazionali.
In ogni caso, ieri nella bozza in discussione era prevista una dichiarazione separata dei membri dell’eurozona in cui si impegnano a mettere rapidamente in atto il «patto di bilancio» concordato nei suoi principi generali dai Ventisette.
Ancora più in alto mare è l’altro versante della manovra europea: il rafforzamento della rete di sicurezza per proteggere i Paesi sotto attacco. All’ultimo consiglio dei ministri finanziari, Draghi ha detto senza mezzi termini che un significativo potenziamento del fondo salva stati è urgente e inevitabile, anche perché la Bce non può e non vuole intervenire in difesa dei debiti sovrani. Del resto, senza un rafforzamento della solidarietà  europea, tutti gli impegni sull’Unione di bilancio sarebbero parole vuote.
I leader decideranno di anticipare al 2012 l’entrata in funzione dell’Esm, il fondo permanente che dovrebbe sostituire l’Efsf e che è dotato di una capacità  di intervento di 500 miliardi. L’Efsf, secondo la proposta di Van Rompuy, resterà  però in funzione con i suoi 250 miliardi ancora disponibili fino a tutto il 2013. Questo dovrebbe alzare la soglia di intervento a 750 miliardi. Ma su questo punto la Merkel, finora, fa resistenza.
Nella bozza che Van Rompuy ha presentato ieri ai leader resta anche l’idea degli euro-bond. «La possibilità  a lungo termine di muovere verso una comune emissione di debito in un processo graduale deve essere considerata una volta che saranno fatti progressi nel rafforzamento della disciplina di bilancio». Il presidente del Consiglio Ue propone di tenere un rapporto sulla questione euro-bond «al Consiglio europeo di marzo». L’idea degli euro-bond è vista come fumo negli occhi dalla Germania. La discussione, anche su questo punto, sarà  durissima. Ma, se l’ipotesi restasse sul tavolo, per la zona euro potrebbe essere l’inizio di una vera rivoluzione.


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