Sigla inedita, l’ipotesi del mitomane

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Uno scritto quasi senza punteggiatura, pieno di intimidazioni per i contenuti della manovra economica, dove si mescolano errori di ortografia a insulti. Sono 29 righe dattiloscritte firmate dal Map, Movimento armato proletario, sigla mai apparsa prima. Gli analisti non credono che si tratti di un vero gruppo eversivo, sono scettici sull’attendibilità  della minaccia. Prevale la tesi che dietro questa iniziativa che doveva diventare una «spedizione multipla» ci sia un mitomane. Oppure, ed è l’ipotesi che allarma, un provocatore. Perché potrebbe trattarsi di un tentativo per avvelenare il clima in un momento di grave crisi economica, in un periodo già  segnato dalle tensioni sociali.
Gli investigatori della Polizia di prevenzione e dei carabinieri del Ros escludono un possibile legame con i plichi esplosivi recapitati la scorsa settimana al presidente della Deutsche Bank, al direttore generale di Equitalia e all’ambasciatore greco a Parigi rivendicati dalla Fai, la Federazione anarchica informale. 
Escludono anche che i Map possano essere espressione di gruppi della sinistra estrema o di ispirazione marxista leninista. La scelta di richiamarsi alle sigle storiche del terrorismo non appare casuale, ma è l’analisi del testo — così come le modalità  di spedizione — a far prevalere la tesi che non ci sia un pericolo reale. 
La prosa è molto confusa. Dopo aver apostrofato il presidente del Consiglio Mario Monti e i ministri con epiteti irripetibili, si minacciano l’intero governo e i leader di partito che lo sostengono «perché vi faremo maledire queste misure con il sangue» e si annuncia che «il piombo non manca e adesso arriva anche il tritolo degli amici arabi». Ma sono soprattutto le considerazioni «tecniche» ad alimentare lo scetticismo perché il Map fornisce anche una propria ricetta secondo la quale «le pensioni non vanno toccate se non gradualmente con scaloni che prevedono le varie tappe con un minimo di 5 anni a scalone, deve restare invariato il pagamento delle pensioni alle poste» e poi attacca «banche e banchieri amici di questo governo» e aggiunge: «Ma vi rendete conto che colpite gli operai con le loro famiglie che sono già  sul lastrico».
Gli esperti appaiono convinti che chi si cela dietro la sigla Map non abbia alcuna capacità  di passare all’azione. Ma sono concordi sulla necessità  di tenere alta l’attenzione perché proclami di questo tipo rischiano di eccitare gli animi spingendo all’emulazione o a compiere gesti più eclatanti. Del resto dopo l’arrivo dei tre pacchi bomba della Fai ci sono stati diversi episodi simili: due buste con proiettili destinate al sindaco di Roma Gianni Alemanno e al ministro della Giustizia Paola Severino, oltre a un plico con polvere nera spedito in una delle sedi di Equitalia a Roma. Episodi apparentemente slegati tra loro che però stanno creando una vera e propria psicosi e questo — per chi vuole alimentare le tensioni — è già  un grande risultato. 
Dopo l’arrivo dei tre plichi della Fai era stata diramata una circolare a prefetti e questori per intensificare i controlli nei centri di smistamento delle poste e anche negli uffici pubblici, così come in tutte le aziende di gestione del credito — dalle banche alle finanziarie — affinché venissero analizzati tutti i pacchi con l’invito a non aprire quelli che hanno strane intestazioni o sono privi di mittente. Da anni le sigle anarcoinsurrezionaliste scelgono il periodo delle festività , quelle natalizie in particolare, per le loro «campagne scoppiettanti». Una modalità  che ha evidentemente fatto presa su chi voleva imitarli oppure voleva sfruttare il momento di difficoltà  del Paese. 


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