Sul genocidio armeno è guerra Francia-Turchia

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Parigi – Davanti a Palazzo Bourbon, a pochi passi della Senna, sventolano le bandiere rosse con la falce di luna e la stella a cinque punte. «Libertà  di espressione» è il grido dei franco-turchi, quasi tremila, venuti a manifestare fuori dalla sede dell’Assemblea nazionale. I deputati francesi hanno ormai deciso. Una maggioranza schiacciante, sinistra e destra per una volta unite, ha votato ieri in favore della legge che punisce chi nega il genocidio armeno. «Una ferita irreparabile» ha subito commentato il premier turco, Recep Tayyip Erdogan, richiamando il proprio ambasciatore a Parigi. Il governo di Ankara ha sospeso anche la cooperazione militare con Parigi, cancellato gli incontri politici ed economici, vietato l’atterraggio e l’attracco in Turchia agli aerei e alle navi da guerra francesi. Membro di peso della Nato e paese chiave sullo scenario mediorientale, la Turchia collabora con Parigi su diversi dossier caldi, dalla Siria all’Iran. La Francia è inoltre il quinto maggior mercato di esportazione per Ankara e il sesto paese importatore. 
Una crisi diplomatica grave ed ampiamente prevista. Già  nel 2001 la Francia aveva riconosciuto ufficialmente il massacro compiuto sugli armeni quasi un secolo fa, tra il 1915 e il 1917, durante l’impero ottomano. È il secondo genocidio definito come tale da Parigi dopo l’Olocausto, per il quale è previsto da tempo il reato di negazionismo. «Ci è sembrato necessario rendere omogenee le due leggi» ha sostenuto Valérie Boyer la relatrice in parlamento. Il provvedimento prevede fino a un anno di reclusione e una multa fino a 45mila euro. Il varo definitivo avverrà  in Senato. Non si conosce la tempistica anche se i sostenitori della legge vorrebbero concludere l’iter entro la fine di febbraio, quando terminerà  la legislatura in vista delle elezioni. Dal governo armeno sono arrivati i ringraziamenti per «l’impegno in favore dei diritti umani universali». 
Non tutti all’interno dell’Ump erano d’accordo con Nicolas Sarkozy, ispiratore del nuovo provvedimento. Fino all’ultimo, il ministro degli Esteri Alain Juppé ha cercato di convincere il capo dello Stato di bloccare una legge che in privato ha definito «stupida». Altri esponenti della maggioranza, come il presidente dell’Assemblea, Bernard Accoyer, hanno apertamente criticato il testo. Molti sospettano che la forzatura di Sarkozy, nasconda un calcolo elettorale. La comunità  armena francese conta oltre 600mila residenti, il triplo di quella turca, e ha portavoci illustri, come il cantante Charles Aznavour e il politico Patrick Devedjian. Per il presidente è anche un modo di ribadire il suo rifiuto di far entrare la Turchia in Europa. Alcuni noti storici francesi hanno espresso preoccupazione per la tendenza del governo a voler appoggiare, attraverso le leggi, una visione ufficiale della Storia. «Io difendo una memoria collettiva» ha detto lo studioso Pierre Nora. «Se ci eleviamo a coscienza universale – continua – allora condanniamo pure gli americani per gli indiani, i cinesi per i tibetani. La storia tutta intera è un crimine contro l’umanità ».


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