Viene dal Fronte della gioventù l’ardita squadra di Scopelliti

by Editore | 15 Dicembre 2011 9:25

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Sono gli ascari di un potere ultradecennale. Sono fascisti degli anni Ottanta, figli della generazione dei «boia chi molla». Sono camerati quarantenni che improfumati e rivestiti, sono saliti sul carro del vincitore, Peppe Scopelliti (Pdl), padre-padrone della destra reggina e presidente della Calabria. 
Ma è noto, il lupo perde il pelo ma non il vizio: e così, eccoli insultare nottetempo Roberto Benigni sui social network a colpi di «ebreo miliardario comunista» (apre Luigi Tuccio il 6 dicembre) e «caro Luigi, l’ordine del giorno da te ritirato lo faccio mio: Benigni, ebreo comunista» (replica Peppe Agliano il giorno dopo). La vicenda è maledettamente seria: Tuccio e Agliano, infatti, non sono due uomini qualunque, ma due esponenti delle istituzioni. Il primo è assessore all’Urbanistica del comune di Reggio (imposto da Scopelliti) e il secondo un ex consigliere comunale, già  assessore alla Cultura nella giunta Scopelliti, attuale presidente del Comitato delle feste patronali su delega del sindaco Demi Arena (Pdl), e soprattutto uomo-ombra e strettissimo collaboratore di Scopelliti in Regione, quale componente dello staff presidenziale. È noto che sia Agliano, per antica e giovanile amicizia, che Tuccio sono tra i punti di riferimento più stretti del presidente in città  sin dai tempi del Fronte della gioventù. 
Insomma, il «modello Reggio» tanto decantato da Scopelliti non soltanto ha prodotto un colossale debito (ponendo la città  a rischio default), ha aperto le porte del comune alla ‘ndrangheta (vedi il caso della Multiservizi), ma ha anche generato dei «mostri» che, con orgoglio e senso di sfida, esprimono la loro adesione a folli idee sconfitte dalla storia. Tuccio si dice «non pentito in quanto non ho commesso niente di grave, trattandosi di battute tra amici». E lui, Scopelliti, non sa (o non può) dir altro che «le dichiarazioni di Tuccio e Agliano sono inopportune, una defaillance su cui è stato già  chiarito ogni fraintendimento». La toppa è peggio del buco. Ne è convinto anche Renzo Gattegna, presidente dell’Ucei, secondo cui: «Le parole utilizzate sono permeate di un antiebraismo osceno che attinge a piene mani dalla peggior retorica nazifascista che non lascia spazio ad alcun dubbio o possibile interpretazione». 
Le opposizioni sono sul piede di guerra e chiedono al sindaco Arena, per il momento rimasto in silenzio, di convocare un consiglio ad hoc per formalizzare il ritiro della delega a Tuccio e invitano Scopelliti a esautorare Agliano (peraltro già  tirato in ballo dal pentito Roberto Moio per presunti appoggi elettorali ottenuti dalla cosca Tegano di Archi). Si muove anche la Reggio antifascista che convoca (sabato alle 17 presso la sala Giuditta Levato del Consiglio regionale) una manifestazione per chiedere le dimissioni di Tuccio e Agliano e ribadire che «Reggio ha una profonda cultura democratica che ripudia fascismo, razzismo e antisemitismo». Gli organizzatori (Pdci, Rifondazione, Cgil, Pd, Sel, centri sociali, movimenti) si aspettano una grande partecipazione.

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