Accordo per Ancona, niente «esuberi» fissi

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Si partiva dai 205 «esuberi» e da vaghe promesse di Fincantieri sulla possibilità  di riaprire i cancelli della fabbrica per una nuova commessa. Alla fine l’intesa, pur mantenendo le «eccedenze», prevede la rotazione di tutto il personale per due anni, mentre la mobilità  è al massimo per 60 persone pensionabili o da individuare con il criterio della volontarietà . Dunque non più l’espulsione dal ciclo produttivo di un numero fisso di operai sulla base di criteri soggettivi della proprietà , ma una equa ridistribuzione della quota lavorativa.
In sostanza 400 persone hanno il posto garantito a rotazione. Altro aspetto fondamentale, le commesse. È già  previsto per i prossimi giorni l’arrivo della lamiere per la nave «Cip» della Compagnia Du Ponant ed è praticamente fatto l’accordo per la Silver Sea. Ieri l’assemblea dei lavoratori ha approvato la firma della proposta in un clima decisamente di felicità . 
«E’ la vittoria dei lavoratori – ci ha detto Pierpaolo Pullini, Rsu della Fiom e simbolo della mobilitazione di questi mesi. «Lasciati soli da tutti, anche dalle istituzioni, soprattutto dalla Regione, con determinazione abbiamo portato avanti questa fondamentale battaglia su contenuti veri in continuità  con la storia e la cultura ereditata dai nostri padri e nonni. Oggi a testa alta abbiamo riaperto i cancelli del Cantiere in nome della dignità  del lavoro libero per tutti». 
Anche Giuseppe Ciarrocchi, segretario regionale della Fiom Marche non nasconde la soddisfazione: «E’ un risultato ottenuto grazie alla generosità , al cuore e alla capacità  di lotta di questi lavoratori dei Cantieri di Ancona che la Fiom ha saputo ben rappresentare. Questo risultato permette anche di mantenere aperta la battaglia che stiamo conducendo a livello di gruppo per un diverso piano industriale e per una uscita alternativa alla crisi di Fincantieri fuori dalla logica dei tagli, delle chiusure e del peggioramento delle condizioni di lavoro». 
Ed in effetti è stata una mobilitazione lunga. Ci permettiamo di rilevare che se le istituzioni, al di là  delle belle parole, sono state a guardare, i lavoratori non sono stati soli rispetto alla città . Il 6 maggio, lo sciopero generale era stato preceduto dalla «Notte Rossa», proprio nel piazzale del Cantiere silenzioso e tanta gente si era stretta attorno ai lavoratori. Sono seguiti poi i «martedì della collera». Una volta alla settimana Ancona è stata attraversata dai cortei e dalle iniziative degli «arsenalotti» e tra i cittadini si respirava un’aria di solidarietà  nei confronti di un luogo simbolo della memoria storica della città .
Poi, a fine settembre, una nuova «Notte Rossa», a poche settimane dall’arrivo del Papa, l’11 settembre, il quale aveva ricevuto una delegazione dei lavoratori. Sembrava che la situazione si potesse sbloccare, ma alle belle parole dell’amministratore Bono non erano seguiti fatti concreti. E allora la mobilitazione aveva scosso di nuovo i palazzi del potere. Numerose e infuocate le invasioni in Regione per interrompere i lavori del Consiglio regionale. Duri i faccia a faccia con l’assessore al lavoro Marco Lucchetti. 
Poi, quando la lotta – sull’esempio di Palermo e Genova – stava per fare un salto di qualità  nelle forme di protesta, la sigla dell’intesa. Domani un corteo dei lavoratori del Cantiere attraverserà  di nuovo le strade del centro cittadino. «Porteremo nel cuore di Ancona la gioia per la nostra vittoria», dice con orgoglio Pullini. Una tappa obbligatoria sarà  fatta in Comune per togliere lo striscione che era stato messo sul balcone del Municipio proprio in occasione dello sciopero generale del 6 maggio «Il Cantiere Navale cuore e storia di Ancona. Facciamolo vivere!». Almeno per ora, ce l’hanno fatta.


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