Blitz anticlan, nel mirino appalti Anas e Condotte

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Una storia di appalti e mafia, che ha fatto scoprire anche come ai vertici di uno dei clan della provincia reggina c’era Giuseppe Fortugno, cugino di Francesco Fortugno, il vice presidente del Consiglio regionale della Calabria assassinato a Locri il 16 ottobre del 2005.
Il cuore dell’inchiesta «Bellu lavuru 2» – firmata dal procuratore Pignatone e dal sostituto Lombardo – ruota tutto attorno all’appalto per la realizzazione della variante di Palizzi, sulla statale 106. Un’opera imponente che Anas aveva affidato a Condotte d’Acqua. Società  che a sua volta aveva ceduto, in subappalto, tutta una serie di forniture. Tra queste 14 milioni e 800 mila euro per il cemento, suddivise su due aziende locali, entrambe ritenute in mano alla ‘ndrangheta. I carabinieri hanno infatti scoperto che una era riferibile al clan «Morabito» di Africo e l’altra ai «Talia-Vadalà » di Bova marina. 
La Procura contesta ai dipendenti di Condotte e Anas il concorso esterno in associazione mafiosa, per non aver dato seguito ad una segnalazione della Prefettura che indicava la «Imc» come azienda in odore di clan. I dipendenti della società  infatti fecero trascorre oltre 3 mesi prima di rescindere il contratto. Fortugno invece viene indicato in alcune intercettazioni come «capo giovane» e uomo di vertice della «Maggiore», il Ghota del clan bovese. Per la Dda la ‘ndrangheta era riuscita a farsi affidare sia la fornitura del calcestruzzo che il movimento terra, oltre che alcune altre commesse minori. Il tutto per arrivare a realizzare un’opera che poi crollò a cause di tutta una serie di omissioni in fase costruttiva. Anas ieri ha sospeso i propri dipendenti. Condotte ha ricordato il trasferimento già  adottato dei propri uomini e la decisione di non partecipare più agli appalti calabresi.


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