Clandestini uguale criminali: Israele come la Lega di Bossi
Di fatto sono state estese ai migranti e ai richiedenti asilo norme durissime già in vigore da diversi anni contro l’infiltrazione di «potenziali terroristi».
Il voto si inserisce in un più generale inasprimento della legislazione contro l’immigrazione illegale promosso con forza dal governo di Benyamin Netanyahu e dalla maggioranza di destra che lo sostiene. Il premier un paio d’anni fa è arrivato al punto da definire la presenza nel paese dei clandestini una «minaccia» per la maggioranza ebraica di Israele.
I più interessati dalle conseguenze del voto alla Knesset sono i migranti provenienti dall’Africa che varcano la frontiera nel Sinai. Se catturati della polizia o dalle unità speciali del ministero dell’interno, potranno passare in carcere dai 3 anni in su, a seconda del loro paese d’appartenenza. I sudanesi, ad esempio, potrebbero restare in prigione per un tempo indeterminato perchè provengono da uno Stato «nemico». E rischiano grosso anche coloro che aiutano i migranti a entrare in Israele: fino a 15 anni di prigione e multe salatissime. Ulteriormente colpiti sono i richiedenti asilo che diventeranno un criminali a tutti gli effetti, in violazione della Convenzione sui rifugiati del 1951, di cui Israele è firmatario, che vieta la detenzione o l’espulsione dei soggetti che godono di protezione internazionale.
Diverse organizzazioni non governative israeliane impegnate sul fronte dei diritti umani accusano la destra d’essere ossessionata da qualsiasi fenomeno possa intaccare – anche solo in teoria – «l’identità ebraica» del paese e bollano come sproporzionate e discriminatorie le norme approvate dalla Knesset. La sinistra, o ciò che in Israele resta di essa, invece non ha fatto molto per denunciare la politica di Netanyahu verso i migranti ed i richiedenti asilo. Da parte loro i laburisti e i centristi di Kadima tacciono e con il loro silenzio dimostrano di approvare la linea di Netanyahu. Alcuni deputati della minoranza palestinese invece hanno denunciato i nuovi provvedimenti come «anti-democratici». Non è questa l’opinione del ministero dell’interno che ha difeso le norme votate dal parlamento descrivendole come una barriera contro il «pericolo» dell’immigrazione clandestina. E’ soddisfatto Ron Huldai, il sindaco di Tel Aviv, che qualche tempo fa ha addebitato proprio ai migranti il degrado di alcune aree della città e si era mosso per riportare la questione sui banchi della Knesset.
Intanto prosegue a ritmo elevato la costruzione del muro anti-migranti lungo circa 240 chilometri che sta sorgendo, per volontà del governo Netanyahu, sul confine con l’Egitto. Dovrebbe essere pronto verso la metà del 2012.
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