Contratti, sperimentazione di 2-3 anni

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ROMA — Contratto unico, indennità  di reinserimento, maggiore flessibilità  in uscita. Potrebbe essere questo lo schema di riforma verso cui procederà  la trattativa sul mercato del lavoro, che da oggi entra nel vivo, secondo le linee immaginate dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero. Si tratterebbe di un modello da applicare in fase sperimentale, per due-tre anni e su base volontaria, nell’ambito di accordi-quadro regionali.
Sulla proposta ci sarebbe già  la disponibilità  di alcune Regioni, come il Veneto, il Trentino, la Calabria, a sperimentare le intese. Mentre, da parte delle imprese, in cambio di maggiore flessibilità , potrebbe passare lo schema che vede l’indennità  di reinserimento al 90% a carico dell’Inps nel primo anno e per il 10% a carico delle imprese, percentuale, quest’ultima, che aumenterebbe negli anni successivi.
La proposta, che somiglia molto a quella del giuslavorista Pietro Ichino, non avrebbe la portata di una riforma strutturale e generalizzata, sarebbe solo sperimentale, dunque verificabile negli esiti, e resterebbe nella disponibilità  delle parti, grazie alla volontarietà  e agli accordi.
Basteranno queste caratteristiche a convincere i sindacati che sembrano procedere abbastanza allineati? Oggi il confronto riprenderà  con l’incontro tra Fornero e i segretari di Cisl e Uil Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, che saranno ricevuti separatamente. Domani sarà  la volta del segretario dell’Ugl, Giovanni Centrella, mentre mercoledì toccherà  al presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. 
Bonanni e Angeletti concordano, come spesso è accaduto, su molti punti, a partire dalla richiesta di confermare gli attuali ammortizzatori sociali, estendendoli ai lavoratori «atipici», che finora non hanno goduto di questa copertura. 
Il lavoro flessibile dovrebbe poi essere reso più oneroso, aumentandone il livello dei contributi proprio per finanziare l’estensione degli ammortizzatori sociali. Altre risorse, secondo Angeletti, potrebbero venire dalla lotta all’evasione fiscale.
C’è poi il tema della semplificazione contrattuale, con una valorizzazione dell’apprendistato, quale principale veicolo di ingresso nel mondo del lavoro. Non piace molto ai sindacati il contratto unico, come non sono entusiasti della proposta di un reddito minimo garantito, caro a Fornero. Mentre Confindustria ha avvisato che il conseguente onere non potrebbe essere sostenuto dalle imprese. 
Quanto all’articolo 18, il tema non dovrebbe essere affrontato in questa prima fase per evitare di avvelenare il clima. Sul tavolo ci sono comunque le varie proposte di legge esistenti: da quella Ichino alla Boeri-Nerozzi e presto ci sarà  anche un’iniziativa dell’ex ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi (Pdl).
Sarà  difficile, infine, che Fornero acceda alla richiesta delle tre sigle sindacali di allargare il dibattito dal mercato del lavoro ai temi delle liberalizzazioni, delle infrastrutture e del fisco. Il governo intende procedere per temi e tavoli separati.
Quanto a Confindustria, l’associazione delle imprese ha fatto sapere di non recarsi alla trattativa con uno schema precostituito. Punto fermo degli industriali è quello di non caricarsi di oneri ulteriori, rispetto a quelli che già  vengono pagati per il sistema degli ammortizzatori sociali. Anche se lo scambio dovesse essere con una maggiore flessibilità  in uscita.


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