Draghi promuove l’Italia “Sforzi apprezzati dai mercati si acceleri sul fondo salva-Stati”

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FRANCOFORTE – «I mercati dovrebbero apprezzare i progressi compiuti negli ultimi mesi da alcuni Paesi», risponde Mario Draghi a chi gli chiede un giudizio sui “compiti a casa” fatti dall’Italia. Un impegno al rigore «straordinario» cui dovrebbero seguire adesso anche le liberalizzazioni: «Le riforme strutturali sono cruciali per rilanciare crescita e occupazione». Sono questi gli unici accenni ai sacrifici imposti dal governo Monti fatti dal presidente della Bce, al termine della riunione del board che, all’unanimità , lascia invariati all’1% i tassi di interesse. Gli economisti si aspettano un ulteriore ribasso a febbraio. E lui replica: «Siamo sempre pronti ad agire». Lodi alle misure di austerity italiane vengono anche dall’Fmi che dai tempi di Berlusconi sta monitorando il Paese: una missione ad hoc di questi esperti dovrebbe iniziare a fine gennaio. Ma «passi importanti per ricostruire la fiducia, alimentare la crescita e rimettere il debito sulla giusta traiettoria», sono già  stati compiuti, secondo l’organismo internazionale. 
Nel suo primo incontro con la stampa del 2012, Draghi appare davvero più «rilassato», come sostiene il premier, specie ora che c’è l’intesa sul trattato fiscale (fiscal compact) tra Monti, Merkel e Sarkozy. Il banchiere chiede che sia firmata entro il mese e che non ci siano «ambiguità » sulle regole. Identico l’atteggiamento del presidente del Consiglio: «Non vedo l’ora che sia attuato per rafforzare la credibilità  della disciplina di bilancio». Ma è importante «che si passi oltre», e che «si investa più energia politica sulla crescita». Guai a farlo traendo risorse dal disavanzo: «Solo i nostalgici» possono pensare che questa sia la via. 
Dal suo osservatorio Draghi vede le prospettive dell’economia ancora «esposte a rischi», pur notando «segnali di stabilizzazione». I numeri e le proiezioni gli dicono che alcune zone di Eurolandia sembrano destinate «ad entrare in recessione» mentre altre sembrerebbero capaci di superare la crisi «senza contrazione economica». Una ripresa ci sarà  quest’anno, ma «molto graduale»: «E’ un momento di grande incertezza e siamo tutti chiamati alla massima sorveglianza rimanendo pronti ad adottare tutte le misure necessarie». Perciò, oltre al fiscal compact ci vuole anche un rapido rafforzamento del fondo salva-Stati. Per tutti serve meno rigità  sul mercato del lavoro; i salari e le pressioni sui prezzi devono restare «modeste». 
Draghi parla anche del ruolo delle banche e dell’Eba, l’Autorità  che le controlla. Rivela anzitutto che gli istituti che depositano all’Eurotower la liquidità  fornita dalla Bce non sono gli stessi che hanno richiesto i fondi. Assicura che le sue aste hanno comunque avuto effetti benefici perché «hanno prevenuto una contrazione del credito che sarebbe stata molto, molto seria». Quindi critica l’Eba perché il suo esercizio sul capitale delle banche, ancorchè «giusto», è stato deciso in «un momento diverso dall’attuale» e sulla base di condizioni che non si sono verificate: dava per scontato che il capitale pubblico sarebbe stato presente, e non è successo; ci si aspettava l’operatività  del fondo salva-Stati, ancora non attivo. Così il suo intervento si è rivelato più dannoso che altro: «Prociclico», secondo la sua definizione. Il presidente della Bce si dice poi «molto preoccupato» per l’Ungheria perché la nuova legislazione limita i poteri della banca centrale locale. Definisce «unico ed eccezionale» il caso Grecia, per il quale l’Fmi chiede un aumento degli aiuti di «decine di miliardi».


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