Enel green power, scatta il bonus fedeltà  le rinnovabili rifugio dei cassettisti

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MILANO – Per quei risparmiatori che un tempo si definivano cassettisti (quando in Borsa la volatilità  era un’eccezione rarissima e non la regola) esiste ancora qualche azione “rifugio”, che ci si può dimenticare nel portafoglio sicuri che un qualche ritorno col tempo arrivi? 
La risposta è sì, basta guardare a Enel Green Power. A un anno dalla quotazione in Borsa la società  in cui l’ex monopolista del settore elettrico ha convogliato tutti i suoi asset delle energie rinnovabili, il bilancio è assolutamente positivo. E non solo perché dal primo gennaio è scattato il bonus per chi ha sottoscritto le azioni e le ha tenuto fino ad oggi in portafoglio: ha ricevuto – o riceverà  da qui alla fine di questo mese – un premio “fedeltà ” in ragione di una azione ogni venti possedute.
Complice la congiuntura favorevole del settore e la crisi dei mercati che ha costretto Enel ad abbassare il prezzo di collocamento in Borsa, i risparmiatori che hanno tenuto il titolo in questi quattordici mesi hanno avuto un ritorno che, al prezzo attuale sul listino, si aggira intorno 10%.
Un risultato che si ottiene sommando la prestazione a Piazza Affari, dove le azioni hanno tenuto, scendendo sotto i massimi raggiunti prima dell’estate scorsa a quota 2,05 euro solo dopo il peggioramento dei mercati e l’introduzione della Robin Hood Tax, che il governo Berlusconi ha allargato per la prima volta anche alle società  delle rinnovabili. Egp ha così chiuso l’anno con una performance positiva sul prezzo di collocamento dell’1,6%, uno dei migliori tra le blue chip, la categoria delle società  a maggiore capitalizzazione. Oltre a ciò, l’azionista ha già  incassato il dividendo che per il 2010 ha garantito un ritorno del 3,5% e ora si vede assegnare un nuovo pacchettino di azioni che vale il 5% del suo investimento iniziale. Tra l’altro, anche se in questo momento il guadagno è del tutto virtuale, le azioni di Enel Green Power garantirebbero per il 2012 una cedola del 6,6% sul capitale investito, in linea con tutto il settore delle utility. Ma si tratta, appunto, di un calcolo in base alle quotazioni odierne che sono relativamente basse, non molto lontane dai minimi storici.
Ma quali sono le ragioni di tutto ciò? Sulle prestazioni di Egp hanno influito una serie di circostanze. Alcune imprevedibili, come l’incidente nucleare di Fukushima che ha costretto tutti i governi in Europa, sulla spinta dell’opinione pubblica, a bocciare le politiche sul nucleare e puntare sulle rinnovabili. Altre, invece, erano preventivabili, almeno dagli investitori istituzionali: come la riduzione degli incentivi alle energie verdi, che hanno favorito le società  del settore meno esposte ai contributi statati. Come il caso della controllata di Enel che in portafoglio ha asset solo per il 30% dipendenti dagli incentivi e per di più sparsi in 15 paesi. Invece, i fondi di investimento si sono tenuti alla larga dal titolo in collocamento ritenendolo troppo caro, portando l’ad Fulvio Conti a privilegiare i piccoli risparmiatori cui è andata la stragrande maggioranza delle azioni offerte. Salvo pentirsene, visto che ora la presenza degli istituzionali è salita oltre il 30 per cento


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