Esuberi e precari a casa, sciopero all’Ansaldo Breda

by Editore | 24 Gennaio 2012 8:45

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Manifestazioni da nord a sud, dalla Sicilia alla Toscana, a Napoli i 500 dipendenti hanno bloccato il raccordo autostradale di Barra, contestano i dodici esuberi (sette impiegati e cinque operai) previsti dall’azienda, ma soprattutto il mancato rinnovo di contratto a circa ottanta interinali. La ristrutturazione partenopea è uno dei tasselli del piano presentato ai sindacati venerdì scorso a Roma: considerazioni molto aleatorie, secondo i rappresentati delle tre sigle confederali, ma estrema precisione sugli esuberi, 582 in totale, oltre alla chiusura dello stabilimento di Palermo se non si realizzerà  un efficientamento entro sei mesi. Una proposta che ha provocato l’immediata proclamazione dello sciopero di ieri. I più preoccupati, naturalmente, sono i lavoratori siciliani della Breda di Carini: 160 operai che chiedono il rilancio del sito produttivo realizzando gli impianti di verniciatura e sabbiatura.
A Napoli in strada sono scesi anche i colleghi dell’Ansaldo Sts: l’azienda, che si occupa di sistemi di segnalamento, automazione e telecomunicazioni ferroviari, ha appena chiuso nuove commesse con la Turchia e gli Emirati Arabi per 102 milioni, ma nonostante si in attivo con floride commesse all’estero l’aria non è tranquilla tra i dipendenti: «Il nostro amministratore delegato – spiega Girolamo De Fazio, della Fiom – si è incontrato con il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, ma su quello che si sono detti c’è un silenzio sospetto, l’impressione che abbiamo è che potremmo finire nel tritacarne delle liberalizzazioni e allora tra febbraio e marzo si ballerà ». Ad avere i nervi più tesi però sono i colleghi della Breda: i due stabilimenti maggiori sono a Napoli e Pistoia con 850 lavoratori a sito, poi due più piccoli in Sicilia e a Reggio Calabria. Per tutti l’azienda annuncia 102 esuberi quest’anno, 282 nel 2013 e 200 nel 2014, oltre il 25% della forza lavoro espulsa: «Nel 2010 ci hanno presentato un piano lacrime e sangue – spiega Salvatore Cavallo, delegato Fiom – con cassa integrazione, mobilità  e formazione che abbiamo sopportato solo noi perché la società  non ha fatto niente, se siamo in perdita è colpa del management. E adesso i loro megaconsulenti ci presentano il solito conto da far pagare ai lavoratori, promettono di mandare a casa i dirigenti ma poi va a finire che a casa ci vanno solo gli operai».
Ma come potrà  funzionare la Breda così ridotta all’osso? «Il piano prevede che i lavoratori che restano passino da 1.220 ore a 1.600 procapite con l’abolizione dello straordinario o, meglio, lo straordinario lo fanno per forza e non pagato», spiega Andrea Amendola, segretario generale della Fiom di Napoli. I sindacati chiedono invece che Finmeccanica tenga tutta la filiera di trasporti su ferro, un mercato che, se in Italia langue per carenza assoluta di risorse, cresce nel mondo del 3% l’anno in un settore che si sta aprendo sempre di più alla concorrenza, un settore in cui l’Italia sa vendere i propri prodotti, come dimostra la Sts. «La sensazione è che ci siano differenti anime nel gruppo e al governo e noi siamo finiti in mezzo – prosegue Cavallo – Quello che temiamo è che adesso Finmeccanica, non avendo la forza di imporre la nostra svendita, stia alzando il tiro. Certo, una volta che ci avranno ridimensionato, sarà  più facile sbarazzarsi di noi».

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