Fumata nera per la cantieristica

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Fumata nera a Roma ieri sulla trattativa Fincantieri. Nell’atteso incontro dei sindacalisti nazionali di Fiom, Fim e Uilm ieri a Roma col ministro allo sviluppo economico e ai trasporti Corrado Passera, l’accordo firmato dall’azienda e da Uilm e Fim il 22 dicembre è stato definito «blindato». «Mi pare grave che il governo abbia validato un accordo separato non validato da nessuno», commenta a caldo Maurizio Landini, segretario nazionale Fiom, alle venti e tre quarti chiedendo a questo punto un incontro almeno su Genova. 
«Il governo valida degli accordi separati, non mi sembra un buon modo per affrontare queste situazioni – continua il segretario della Fiom – alle nostre richieste non abbiamo avute risposte; ad esempio chiedevamo la ridistribuzione del lavoro fra tutti i cantieri altrimenti nel giro di qualche mese alcuni cantieri sono in cassa integrazione e Passera ci risponde che verificherà ». 
Fim e Uilm entrano, chi scocciato, chi defilato per un tavolo che avrebbe volentieri evitato e se ne escono contenti, ancora più forti dell’accordo firmato con l’azienda che prevede cassa integrazione ed esuberi per 3.600 degli 8 mila lavoratori, la promessa solo formale del mantenimento degli otto siti, con un bel punto interrogativo per Castellamare e Sestri ponente, dove – ben che vada – 400 più 741 lavoratori diretti andranno in cassa integrazione; mal che vada, saranno definitivamente lasciati a casa. I due siti vengono giudicati desueti («sono ben note le carenze infrastrutturali», si legge nell’accordo) e poi ci sono «percorsi di razionalizzazione/ristrutturazione delle aree» da proseguire con gli enti locali, quindi potranno essere mantenute delle attività  «compatibili col permanere di dette inefficienze». Non proprio le parole di un piano industriale per un rilancio. 
La Fiom arriva con i desiderata di Landini, frutto anche di decine di assemblee dei lavoratori: «ridistribuire il lavoro fra tutti i cantieri» e chiedere «un piano industriale vero per Fincantieri». Fuori, gli operai di Genova, Palermo e Ancona rumoreggiano. Quelli di Genova sono partiti all’alba su un pullman alla volta di Roma. Così «il cantiere non si tocca lo difenderemo con la lotta» riecheggia per la seconda volta nella piccola strada davanti al ministero dello sviluppo, a due passi dal salotto buonissimo di via Veneto. Dopo il nulla di fatto con Sacconi, ci si attendeva qualcosa di più da Corrado Passera, anche grazie al doppio incarico di ministro dello sviluppo economico e dei trasporti. 
«Al ministro Passera e a questo Governo chiediamo un piano per le infrastrutture e la mobilità , che riguarda anche la cantieristica – ragiona infatti Landini con la stampa prima di entrare – Ci sono due cantieri a rischio perché non sanno se avranno lavoro. Non so se c’è la volontà  di chiudere, ma servono impegni chiari. In passato l’errore è stato di limitarsi ai settori della crocieristica e del militare, ora bisogna guardare ad altri filoni per dare lavoro al settore». 
Per gli addetti ai lavori è la solita litania: trasporto mercantile, rinnovo della flotta mediterranea catturando anche incentivi europei, navi ecologiche e in grado di sfruttare nuove energie. In parte è quello che dice anche l’azienda nell’ultima parte del piano. Peccato che il governo non ci abbia mai creduto, i finanziamenti siano zero e le commesse pure. Così mentre i gossip di corridoio raccontano di un ad Giuseppe Bono che a tu per tu con Passera avrebbe addirittura minacciato le dimissioni in caso non vada in porto il suo piano, i sindacalisti nazionali confederali alle 19 si sedevano al tavolo per rialzarsi un’ora e mezza con la sola promessa da parte di Passera di un approfondimento ma nessun impegno preciso al riguardo. 
Intanto in giro per l’Italia la protesta non si ferma. A Genova, gli operai anche ieri erano davanti ai cancelli, come hanno fatto dal 22 dicembre all’altro ieri e hanno impedito l’entrata a tutti, anche a quelli degli appalti. L’ennesimo blocco del lavoro dimostra la sfiducia nell’incontro romano. La sensazione è che si rischi a marzo, con la consegna dell’Oceania Riviera, la chiusura del cantiere.


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