Gas, banche, opere: più mercato

by Editore | 21 Gennaio 2012 12:00

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ROMA — Con alcune novità  e marce indietro decolla il decreto sulle liberalizzazioni e le infrastrutture. Quello che ieri il premier Mario Monti, nel presentarlo alla stampa dopo un Consiglio dei ministri durato oltre otto ore, ha definito «Cresci-Italia». Slitta invece entro la fine della settimana prossima il decreto sulle semplificazioni mentre sulla questione dei pagamenti ai fornitori della Pubblica Amministrazione per ora non c’è alcun provvedimento e il governo sta valutando che fare, ha spiegato il premier. Via libera anche dal Cipe a opere pubbliche per un valore di 5,5 miliardi di euro. Lunedì si entrerà  nel merito della riforma del lavoro mentre prosegue la definizione dellaspending review
Tornando al decreto, salvo modifiche sempre possibili durante il percorso parlamentare, è stata confermata la separazione di Snam Rete gas dall’Eni con la precisazione — da parte del ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera — che «l’unbundling (lo spacchettamento) riguarderà  l’intera holding». Una decisione chiesta dall’Europa per la definizione della quale ci vorranno sei mesi di tempo. Uno dei capisaldi destinato a rafforzare anche in sede europea tutto l’impianto della deregulation è l’insistenza del decreto sui poteri sostitutivi del governo per superare eventuali resistenze degli enti locali (anche a costo di intaccare il federalismo) e delle categorie.
Società  per i giovani. Tra le altre novità  l’arrivo di una apposita società  semplificata per aiutare i giovani ad avviare attività  imprenditoriali. «Basterà  un euro — ha detto il sottosegretario Antonio Catricalà  â€” e senza l’intervento del notaio». Così come la creazione di appositi tribunali per le imprese, l’esenzione del pagamento dell’Imu per le case popolari, il ripristino dell’Iva per la vendita delle nuove abitazioni, l’emissione di obbligazioni di scopo da parte degli enti locali. Molte anche le marce indietro che il governo ha preferito fare sotto la pressione di lobbies e interessi intrecciati. Sparisce ogni riferimento alle Poste con la privatizzazione di alcuni servizi, niente liberalizzazione dei saldi e nuove regole per le concessioni delle spiagge mentre la ridefinizione delle tariffe autostradali riguarderà  solo le nuove e non quelle in essere. Accontentati gli ambientalisti: via la norma che riduceva da 12 a 5 miglia dalla costa la possibilità  di fare trivellazioni in mare. Il governo ha fatto un parziale marcia indietro anche sui taxi, la cui scrittura della riforma è demandata alla nuova Authority sui trasporti che deve ancora nascere. Anche sui farmaci, dopo discussioni infinite, è stata soppressa la norma che prevedeva la vendita dei medicinali di fascia C (non rimborsati) nei supermercati e nelle parafarmacie. 
Via alle tasse occulte. Nel complesso i 92 articoli che compongono il malloppo di 117 pagine del decreto costituiscono comunque una forte ventata di «aria fresca» – come l’ha definito lo stesso Monti ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo — e determinano la caduta di un sacco di «tasse occulte». Ripercorriamo in sintesi le principali innovazioni che incideranno sulla nostra vita quotidiana mentre il testo intero del provvedimento è possibile consultarlo sul Corriere.it.
Professionisti, arriva il preventivo. Spariscono le tariffe ma questa è una decisione già  presa anni fa dall’ex ministro Pier Luigi Bersani che ora viene immediatamente resa disponibile. La vera novità  riguarda l’obbligo per tutti i professionisti di fornire in forma scritta al cliente il preventivo per le prestazioni richieste. Per i notai entro il 30 giugno scatta un concorso per la copertura di 500 nuovi posti. Saltata invece la norma che introduceva le tariffe di riferimento.
Benzinai in guerra. Resta la possibilità  di rifornirsi liberamente sul mercato dei carburanti solo ai gestori proprietari dell’impianto ma per il 50% del totale della fornitura. I distributori potranno anche vendere prodotti non oil a avere self service senza limiti fuori dai centri abitati. La categoria non ha gradito e ha confermato lo sciopero riducendolo da dieci a tre giorni come chiesto dal Garante.
Commercio più libero. Sono state accantonate le norme che limitavano i vincoli a saldi e promozioni ma resta tutto l’impianto «liberista» previsto nel decreto salva-Italia sugli orari di apertura dei negozi estesi a tutto il Paese e non più alle città  turistiche. Per gli edicolanti è prevista maggiore concorrenza: potranno praticare sconti sulla merce venduta e defalcare il valore del materiale fornito in conto vendita e restituito a compensazione delle successive anticipazioni al distributore. Potranno rifiutare i gadget e gli inserti forniti dagli editori e vendere presso il proprio «banco» qualsiasi altro prodotto.
Tetto a commissioni bancarie. È una innovazione significativa che emerge dal testo del decreto: la Banca d’Italia determinerà  l’importo delle commissioni sui prelievi Bancomat fatti su sportelli diversi dal circuito della propria banca. Poi gli istituti di credito dovranno sottoporre al cliente almeno due opzioni nel caso pretendano una assicurazione sulla vita come condizione per l’erogazione di un mutuo. Per le assicurazioni resta l’obbligo per l’agente di proporre almeno tre alternative per coprire polizze di responsabilità  civile per auto, moto e natanti. Entro tre mesi arriverà  il conto corrente base a costo zero. 
Cinquemila nuove farmacie. Il numero delle autorizzazioni verrà  stabilito in modo che vi sia una farmacia ogni 3.000 abitanti rispetto ai 4-5.000 di prima. Una modifica che consentirà  la nascita di cinquemila nuove farmacie che si aggiungono alle attuali 18 mila. I giovani laureati potranno associarsi per facilitare la creazione di nuovi esercizi. I titolari potranno svolgere servizi medici aggiuntivi anche oltre gli orari di apertura. No alla possibilità  di vendere nei supermercati i farmaci di fascia C. I medici dovranno indicare nella ricetta anche il farmaco generico.
Inps multato da Bruxelles. Entro oggi l’Inps dovrà  pagare alla Commissione una multa di 30 milioni di euro per il mancato recupero degli sgravi contributivi illegittimi sui contratti di formazione lavoro.

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