Governo-tassisti, proteste e scontri

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ROMA — Una lunga giornata di proteste, cominciata con l’assedio al centro di Roma — tra petardi, pugni e minacce — e finito in serata con un incontro tra i rappresentanti delle oltre 20 sigle sindacali dei tassisti e una delegazione del governo. Incontro che finisce in un nulla di fatto e viene aggiornato a oggi. In serata, fermo dei taxi anche a Milano per una protesta spontanea. Ma le tensioni non mancano anche sugli altri fronti, dai benzinai ai farmacisti, fino agli avvocati. Il decreto sulle liberalizzazioni dovrebbe vedere la luce venerdì in Consiglio dei ministri.
Un testo delicato, sul quale le forze politiche — che pure appoggiano l’esecutivo — hanno posizioni diverse: il Terzo polo sostiene apertamente le liberalizzazioni, il Pdl chiede cautela, mentre il Pd ritiene necessario toccare chi finora è stato al riparo e il segretario Pierluigi Bersani rimanda ogni giudizio: «Il Partito democratico ha la sua proposta e aspettiamo, poi diremo la nostra con assoluta lealtà  verso il Governo, ma anche con trasparenza».
Ieri a Roma è stata una giornata difficile. Auto danneggiate, petardi, aggressioni contro i tassisti di passaggio, perfino calci e pugni. Il raduno dei tassisti — e soprattutto l’arrivo da Napoli di decine di auto di rinforzo — manda nel caos il centro della città , blindato per il timore di scontri. Anche a Genova è il caos, per la protesta contemporanea di taxi e tram. A Palazzo Chigi si svolge invece l’incontro con i rappresentanti del governo. Nessun ministro, solo il segretario generale della Presidenza, Manlio Strano, e il sottosegretario allo Sviluppo Claudio De Vincenti. Segno che si tratta di un incontro interlocutorio. E così è. Anche perché, chiarisce Loreno Bittarelli, presidente di Uritaxi e del 3570, «decideremo insieme all’assemblea dei tassisti, con la gente che lavora». Il governo avrebbe presentato un testo leggermente modificato che demanda ai sindaci la scelta di incrementare il numero delle licenze complessive e anche rispetto al singolo tassista. La delegazione dei tassisti sintetizza in uno slogan il documento presentato: una licenza, un proprietario, un turno, un territorio. Oggi ci sarà  la controproposta della categoria, che sarà  nuovamente convocata a Palazzo Chigi. Bittarelli non è conciliante: «Non ci faremo mangiare in testa da professori che guadagnano 500 mila euro all’anno».
Protestano anche i farmacisti titolari di parafarmacie. Alcuni di loro ieri si sono incatenati davanti a Montecitorio, chiedendo al governo di intervenire per permettere la vendita di tutti i farmaci di fascia C nelle parafarmacie. E oggi saranno ancora in piazza Montecitorio dalle 10 alle 14. Ipotesi di sciopero anche per le toghe, «contro chi vuole disintegrare l’avvocatura e rottamare la giustizia», come denuncia l’Organismo unitario dell’Avvocatura, l’Oas, dopo l’incontro con il ministro della Giustizia Paola Severino. Proteste sia contro «chi vuole ridimensionare la funzione dell’avvocato, sia per opporsi alla soppressione illegittima degli uffici giudiziari dei giudici di pace e all’entrata in vigore della media-conciliazione per quanto riguarda gli incidenti stradali e il condominio». 
Sul piede di guerra anche i benzinai che parlano di una marcia indietro sull’apertura della distribuzione carburanti: «Stando ad accreditate indiscrezioni, provenienti direttamente dal ministero dello Sviluppo economico, il settore della distribuzione carburanti sarebbe, nella sostanza, cancellato dal decreto liberalizzazioni. Si stringe l’assedio della potente lobby dei petrolieri». 
Altro fronte su cui si fa sentire, invece, l’opposizione di alcuni partiti politici è la liberalizzazione dell’acqua, già  oggetto di referendum. Per Antonio Di Pietro, «le liberalizzazioni non devono toccare l’acqua che è un bene primario e che deve essere garantita a tutti». Stessa posizione per Nichi Vendola e per il verde Angelo Bonelli.


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