Guatemala, Narcos: Il presidente mobilita l’esercito

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Domenica ha prestato giuramento come nuovo presidente della repubblica e assunto i poteri dal predecessore Alvaro Colom, blando socialdemocratico. Ieri ha ordinato all’esercito di entrare nella guerra contro il narco-traffico e di «neutralizzare» il «crimine organizzato». Pérez Molina ha vinto le elezioni di novembre promettendo «mano dura» e ora segue gli esempi di Messico e Honduras, dove i presidenti Calderon e Lobo hanno mobilitato l’esercito in funzione di ordine pubblico. Con risultati disastrosi, non per i narcos ma per la popolazione civile presa fra due fuochi: in Messico ormai i morti della guerra sono 50000 dal 2006 e l’Honduras vanta il tasso di omicidi più alto del mondo. L’esercito per questo tipo di guerre non serve o serve solo a peggiorare le cose. Con la narco-guerra in Messico, il Guatemala è divenuto una dpenedence dei narco-cartelli colombiani e messicani, uno snodo essenziale della rotta della coca: dalla Colombia la coca entra in Guatemala e raggiunge il Messico per poi finire negli Usa, il più grande mercato del mondo.


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