Il Professore: “Servono mille miliardi”

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«Per salvare l’euro bisogna mettere sul piatto mille miliardi». Sono passati solo tre giorni dal declassamento di mezza Europa da parte di Standard&Poor’s, mancano poche ore dal bis che colpirà  il fondo salva Stati provvisorio dell’Unione europea (Efsf). Nel chiuso di Palazzo Chigi il presidente del Consiglio europeo, Hermann Van Rompuy, pronuncia la frase che Mario Monti voleva ascoltare. Il premier annuisce, poi chiede di più: il trilione di euro è il minimo per mettere in piedi il fondo permanente europeo che sarà  varato a luglio (Esm), ma bisogna anche dargli «una licenza bancaria». Solo così avrà  la forza di salvare la divisa comune. L’annullamento della trilaterale del 20 gennaio per mano di Sarkozy non modifica la strategia di Palazzo Chigi. Monti sente al telefono sia il presidente francese – che lo rassicura sul fatto che non intende defilarsi dalla scena europea, sulla quale hanno punti di vista convergenti – sia la Merkel. Si decide che il vertice di Roma sarà  recuperato a febbraio e nel frattempo si andrà  avanti con una conference call tra i tre e poi con una riunione a Bruxelles la mattina del 30 gennaio, giorno del vertice europeo dedicato al Trattato con le nuove regole sul rigore dei conti voluto da Berlino. 
Per questo Monti prosegue nel lavoro di persuasione sulla Merkel. Al Financial Times dice che la Germania deve fare di più per aiutare l’Italia a far scendere lo spread, il rigore non basta. La strategia che ha in mente per incassare il risultato la illustra a Van Rompuy, ricevuto in mattinata. Vista l’impossibilità  di cambiare lo statuto della Bce regalandole i poteri della Fed americana e assodato che la strada per gli Eurobond è ancora lunga, si punta tutto sull’Esm. Che per l’Italia dovrà  agire come un vero e proprio “Fondo monetario europeo”. 
I tecnici a Roma sono al lavoro per disegnarne l’identikit da presentare poi ai partner e a Bruxelles. Dotazione di almeno 1000 miliardi rispetto ai 500 attualmente previsti, una governance più credibile abolendo i diritti di veto con lo stop all’unanimità  su decisioni che vanno prese in poche ore. E soprattutto farlo agire come una banca, facendolo operare «in collegamento» con la Bce o dotandolo di una «licenza bancaria». «Solo così – spiega il responsabile Ue del Pd Sandro Gozi – possiamo dare ai mercati il chiaro segnale che nella zona euro non fallirà  nessuno». Oltretutto con 1000 miliardi e un metodo operativo da istituto di credito, l’Esm potrebbe arrivare a raccogliere fino a 3000 miliardi, cifra necessaria per far capire agli investitori che l’Europa sarebbe in grado di salvare Italia e Spagna contemporaneamente e ridare così fiducia a chi oggi si tiene alla larga dalla moneta unica per paura di un suo crollo (facendo salire lo spread). Una strategia ambiziosa in parte rinfrancata dall’apertura arrivata mercoledì scorso dalla Merkel che dopo l’incontro con Monti a Berlino si è detta pronta a dare più soldi all’Esm. Su questo il governo punta a un ulteriore passo avanti nel summit Ue del 30.
In parallelo Monti lavora al capitolo crescita, essenziale per salvare il Paese e l’euro. Se in casa prepara la “fase due”, in Europa punta a far inserire nelle conclusioni del vertice di fine mese il mandato a Barroso, presidente della Commissione, a scrivere le direttive che completerebbero il mercato interno a suon di liberalizzazioni e abbattimento dei protezionismi nazionali. Conscio che in parallelo Francia e Germania stanno preparando un documento comune sulla crescita da presentare a Bruxelles a marzo. 
Di questo Monti ha parlato anche ai leader della maggioranza a pranzo. Alfano, Bersani e Casini danno l’ok a presentare una mozione unica che sarà  votata il 25 gennaio per dare forza ai negoziati europei di Monti, ma prima di mettersi d’accordo hanno qualche schermaglia. Se Alfano chiede di inserire nel testo un riconoscimento al lavoro di Berlusconi, condizione irricevibile per gli altri due, Monti boccia il suggerimento di brandire il veto al vertice del 30 gennaio se non otterrà  quello che chiede su crescita e Esm: «Evitiamo di farlo, la minaccia di veto è abusata e controproducente, se poi c’è da impuntarsi lo farò». Una conferma del metodo di chi in Europa preferisce preparare nel dettaglio – insieme al ministro Enzo Moavero – bilaterali e vertici piuttosto che fare annunci roboanti. Intanto Monti si accontenterebbe di coinvolgere tutti i partiti sulla mozione del Parlamento italiano. Così il Pd si incarica di trattare con l’Idv e il Pdl, ambasciatore sarà  Frattini, con la Lega. Ma i margini di riuscita sono minimi.


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