La Francia va in ebollizione

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PARIGI – L’Eliseo trema, dopo la perdita di una delle 3 A venerdì sera, in attesa della prova del nove di lunedì: la Francia ha previsto di collocare 8,7 miliardi di buoni del tesoro e scongiura che i tassi non siano troppo al rialzo. Il giorno dopo, il mondo politico è stato in ebollizione, con accuse incrociate tra maggioranza e opposizione. Il downgrading, difatti, è arrivato proprio a 100 giorni dal primo turno delle presidenziali e rischia di scombinare i piani della campagna elettorale in primo luogo del candidato in pectore Nicolas Sarkozy, ma anche quelli del suo principale sfidante, il socialista Franà§ois Hollande. 
Il primo ministro, Franà§ois Fillon, ha cercato ieri di rassicurare, parlando di una decisione che è certo «un’allerta», ma «che non va né drammatizzata né sottovalutata». Per Fillon, il governo «non ha aspettato il giudizio di un’agenzia di rating per sapere qual è il suo dovere: ridurre il deficit, migliorare la competitività , dare alla zona euro la governance che le manca».
Per mercoledì 18, l’Eliseo ha convocato da tempo un “vertice sociale” con sindacati e padronato. C’è da scommettere che ai sindacati verrà  ribadito che non c’è nessun margine di manovra, che Standard&Poor’s ha sottolineato che tra i problemi principali della Francia c’è la competitività  e la scarsa flessibilità  del lavoro, come sostiene il padronato. S&P, che ha degradato il rating di nove paesi sui 17 della zona euro, ha inoltre piazzato i due paesi che perdono l’AAA, Francia e Austria, sotto «sorveglianza negativa». Questo significa che, a breve, questi due paesi potrebbero perdere ancora un punto. Il governo, a tre mesi dalle presidenziali, esclude un «terzo piano di rigore» dopo i due varati negli ultimi mesi, ma certo non sarà  aperto alle richieste sindacali. 
L’opposizione punta il dito contro la politica del quinquennato di Nicolas Sarkozy. «Il presidente uscente aveva posto come un obiettivo e persino un obbligo la conservazione della tripla A. Una volta di più, la promessa non è stata mantenuta», afferma Hollande. Il candidato socialista ricorda come «l’ingiusta riforma delle pensioni» era stata imposta con la scusa della tripla A. Hollande spera, se vincerà , di poter «ritrovare dei margini di manovra», dopo i primi mesi di presidenza, che saranno «consacrati al riassetto economico, al risanamento dei conti pubblici e alla politica industriale». Il governo ha trovato una scusa al downgrading nel rifiuto dell’opposizione di votare il pareggio di bilancio nella Costituzione, come impone l’accordo europeo. 
Da Berlino, Angela Merkel ieri ha insistito sulla «necessità  di rafforzare rapidamente le regole di bilancio in Europa, senza cercare di addolcire l’accordo». Ma il ribasso della Francia a AA+, assieme al downgrading di altri 8 paesi della zona euro, non è una buona notizia per la Germania. S&P ha messo un cuneo nel motore franco-tedesco e la Germania si trova da sola alla testa di un’Europa che ormai viaggia a varie velocità . Alla testa c’è il nocciolo duro dei virtuosi (Germania, Lussemburgo, Olanda e Finlandia, ma in questo gruppo AAA solo Berlino non è sotto «sorveglianza negativa»). Seguono Francia, Austria, Belgio e Estonia, con AA (corredate di + o -). In terza posizione arrivano i paesi a rischio, dove domina il caso Italia, ormai BBB+ (con Slovenia A+, Spagna A, Irlanda BBB+, Malta A-). Segue la “spazzatura”: Portogallo, Cipro e Grecia (che tocca il fondo, con il voto C). Berlino ha già  preso le distanze dal modello «Merkozy». Giovedì 19 la cancelliera Angela Merkel inaugura una serie di cene a base di “scambi informali” sull’Europa con altri partner. I primi invitati sono il Portogallo, la Svezia e l’Austria. 
S&P ha sottolineato che la ragione del mega-downgrading risiede nella crescente divergenza di competività  nell’Unione europea. Ma l’agenzia di rating fa anche un’altra riflessione, che nessuno sembra voler ascoltare: le decisioni europee sono inadeguate perché, scrivono, «noi crediamo che un pacchetto di riforme che si basa soltanto sul solo pilastro dell’austerità  di bilancio rischia di diventare autodistruttivo». Anche S&P dice che ci vuole rilancio dell’economia, crescita e occupazione. Ma Merkel non sembra voler ascoltare questo suggerimento. Sarkozy neppure.


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