Lavoro, allarme dei sindacati “Si rischiano tensioni sociali dal governo subito un piano”

Loading

ROMA – Bisogna far ripartire l’economia e varare un piano che riaccenda l’occupazione perché – senza interventi immediati – la carenza di lavoro e la scarsità  di reddito, nei prossimi mesi, potranno far esplodere la tensione sociale. Per i sindacati è questa la prima emergenza del Paese, il punto numero uno che il governo deve mettere in agenda per il nuovo anno. Lo hanno detto ieri i tre leader di Cgil, Cisl e Uil e lo dicono anche i numeri. Sul tavolo del ministero dello Sviluppo economico ci sono infatti 230 casi di crisi aziendali in attesa di soluzione: interessano, compreso l’indotto, 300 mila lavoratori e mettono in pericolo, nel breve periodo, 30-40 mila posti. La cifra totale «non coincide assolutamente con il numero dei posti di lavoro a rischio» tiene a precisare il ministero, ma certo il quadro di partenza è complesso. Le vertenze aperte riguardano infatti una bella fetta dell’industria italiana: da Fincantieri a Irisbus, dalla Lucchini di Piombino alla veneziana Pansac, dall’Ansaldo Breda agli stabilimenti Fiat (situazione monitorata, ma sulla quale non c’è un vero e proprio tavolo). C’è tutto il polo chimico, il polo tessile del beneventano e in generale le aziende che hanno pochi sbocchi sul mercato internazionale. Un quadro ampio e critico che ha fatto scattare l’allarme dei sindacati. Susanna Camusso, leader della Cgil, lancia un messaggio chiaro: «Nei prossimi mesi – avverte – c’è il rischio di tensioni sociali crescenti: la recessione avrà  un impatto duro su occupazione e redditi». Bisogna contrastarla «con un piano per il lavoro» perché «il rischio che cresca il conflitto man mano che cresce la diseguaglianza è reale». La Cgil, dunque, sul tema ha una visione diversa da quella espressa da Palazzo Chigi (il premier Monti, nell’ultima conferenza stampa, si era detto sicuro «che il Paese ci capisce e non ci saranno grandi tensioni sociali»). La Camusso, invece, apprezza il richiamo all’unità  e alla coesione fatto dal presidente della Repubblica Napolitano nel messaggio di fine anno, ma chiede al governo «più coraggio». «Il mercato non basta, serve strategia e politica. Il professor Monti è disponibile a condividere strategie e politiche? Se lo è noi faremo la nostra parte». Una linea, quella del piano condiviso, sulla quale è d’accordo anche la Cisl di Raffaele Bonanni . Il fatto che nei prossimi mesi possano aumentare o meno le tensioni «dipenderà  solo dal comportamento del governo – precisa il leader sindacale – noi volgiamo una concertazione vera su tutti i temi economici e sociali». Ma «la necessaria rapidità  delle decisioni non può divenire un alibi per evitare il confronto con il sindacato. Non accetteremo pacchetti preconfezionati o ispirati da altri». «Le regole calate dall’alto – avverte anche il leader della Uil Luigi Angeletti – fanno poca strada. E l’aumento della disoccupazione non è un antidoto alla pace sociale, anzi è benzina sul fuoco: questo è il problema sul quale concentrarsi». Ma non è solo il sindacato a preoccuparsi del clima dei prossimi mesi, sul tema è ritornato ieri anche il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei. «Dobbiamo creare più coesione ed essere tutti più positivi – ha detto – A forza di seminare vento si raccoglie tempesta. Si tratta della tempesta della sfiducia, del tutti contro tutti, dell’avvilimento, della litigiosità  esasperata e inconcludente, della rabbia sorda, ma che potrebbe scoppiare. Il clima di sospetto degli uni contro gli altri non conduce da nessuna parte».


Related Articles

Vincono gli operai: l’Ilva cede a Cornigliano

Loading

Acciaio. Si terrà l’incontro sull’Accordo di programma del 2005. A Cornigliano stop all’occupazione. Dopo quattro giorni finisce il presidio. Presentato il piano Arcelor Mittal, sindacati scettici

«Prematuro parlare di una crisi cinese»

Loading

Intervista. Jurgen Conrad, economista capo per la Cina della Asian Development Bank: «Il tasso di crescita sta rallentando a causa di fattori strutturali e il governo ha tutti i mezzi per controllare questo processo»

La grande Svolta del Lavoro Flessibile

Loading

Dai licenziamenti alla tutela del precariato, come cambia lo Statuto dei Lavoratori La partita dei (nuovi) diritti. Dopo 42 anni

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment