«Disarmo multilaterale delle corporazioni»
MILANO — Un governo «strano» che «non farà » nuove manovre, che «rispetta la ricchezza» ma proseguirà nella «lotta senza quartiere all’evasione», che auspica un «disarmo multilaterale di tutte le corporazioni» per poter avviare le liberalizzazioni «entro il 23 gennaio quando si riunisce l’Eurogruppo», che «ha già fatto la riforma pensionistica e in Francia ancora non ci credono».
Il premier Mario Monti, ospite ieri sera della trasmissione Che tempo che fa, risponde alle domande di Fabio Fazio spaziando dall’analisi della crisi economica alle prospettive dell’euro; dalle tappe percorse fin qui dal proprio esecutivo all’anticipazione di qualcuna delle strategie di prossima attuazione. Il presidente del Consiglio glissa su pochi temi chiarendo che «le politiche serie impongono riflessioni che durano più di qualche secondo» e lancia una ciambella di salvataggio alla classe politica, «della quale non faccio parte» (e per il futuro, preciserà che «anche se questa è un’occasione imprevista, ma di straordinario interesse, vedo altri valori nella vita»): «Sento un po’ di pena per i politici così trattati male dall’opinione pubblica e vorrei favorire una riconciliazione. Anche noi, perché mi considero parte dell’opinione pubblica, dovremmo chiederci cosa stiamo facendo davvero per far crescere l’Italia».
Qualche battuta con l’abituale humour britannico (ma Luciana Littizzetto chioserà che «la verve non è il suo forte»), Monti chiede il permesso di fare il professore quando spiega le motivazioni della crisi finanziaria analizzando la fase Reagan-Thatcher e poi garantisce: «L’euro non è in crisi. Ha mantenuto il suo potere d’acquisto e il rapporto di cambio con il dollaro. Ma nella zona Euro i Paesi hanno gravi squilibri nelle finanze pubbliche». In questo contesto, «l’Italia si trova in una situazione difficile ma incoraggiante, perché abbiamo un debito pubblico molto elevato, ma i comportamenti di anni recenti e in particolare degli ultimi due mesi sono molto più virtuosi». Quanto alle preoccupazioni manifestate dai tedeschi, Monti vuole «mostrare ad Angela Merkel che l’Italia è ben lungi dal tenere comportamenti irresponsabili e anzi possiamo essere di esempio ad altri Paesi».
Tanti temi, tante reazioni. Il rapporto con le banche? Deciso: «La politica non deve essere genuflessa alla finanza. E in modo equilibrato deve salvare le banche se queste rischiano di cadere ma deve anche mettere delle regole per evitare le ripetizioni dei disastri». Il crollo di Unicredit in Borsa? Fiducioso: «Le spiacevoli diminuzioni di alcune banche sono connesse all’aumento di capitale». Il futuro della Rai? Enigmatico: «Mi dia ancora qualche settimana e lei vedrà ». La riforma elettorale? Categorico: «Non se ne occuperà il mio governo». L’articolo 18? Conciliante: «Il nostro atteggiamento mentale dice che nulla deve essere tabù tra forze civili come i sindacati. Siamo in una fase in cui servono non i simboli ma il lavoro. E lavoro non precario, lavoro per i giovani. Non ci fermeremo alle enunciazioni di principio, ma valuteremo gli effetti che ci saranno».
Infine, il capitolo dell’evasione: per spiegare che la ricchezza «è un valore e deve diventare motivo di vanto quando è frutto di merito, concorrenza e talento». Ma la lotta all’evasione, conclude il presidente del Consiglio, sarà «senza esibizionismi e nel rispetto dei diritti, continua e capillare: perché è una grave, gravissima prassi».
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