Le parti sociali spiazzate: ora incontro senza ministro

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Ma anche nei contenuti, perché le proposte del ministro del Welfare, una vera riforma di sistema, hanno spiazzato sia i sindacati sia le imprese. E le reazioni sono state infatti così negative da indurre Fornero a non consegnare più il suo documento, come aveva annunciato aprendo la riunione, ma a promettere che lo invierà , dopo averlo rivisto, probabilmente lunedì prossimo. Qualcosa non ha funzionato neppure nella squadra di governo, col presidente del Consiglio Mario Monti che dopo aver introdotto il vertice è partito, come previsto, per Bruxelles, e il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, che vista la mala parata, dopo aver cercato inutilmente di allentare la tensione con una battuta-ponte verso le parti sociali, confessando anche lui di sentirsi «un poco intimidito» dalla relazione della collega, si è limitato a un breve discorso a braccio sulla necessità  di trovare un accordo. E ha detto di non essere a conoscenza del documento Fornero, che ha replicato di averglielo inviato.
Conclusione: si riparte tra una settimana. Ma soprattutto, i vertici dei sindacati e della Confindustria hanno deciso, seduta stante, parlottando tra di loro e scambiandosi bigliettini, di vedersi entro la settimana per tentare di concordare un documento comune da inviare al governo, anticipando e in un certo senso sbarrando la strada al nuovo testo Fornero. I leader delle organizzazioni sindacali e imprenditoriali hanno infatti la sensazione di avere, paradossalmente, tra loro posizioni più vicine di quanto le abbiano singolarmente con il ministro del Lavoro. Alle parti sociali le proposte Fornero sono sembrate troppo astratte e ambiziose. Astratte perché non tengono conto dell’emergenza da fronteggiare, acuita proprio dalla riforma delle pensioni della stessa Fornero: come si gestiscono le ristrutturazioni aziendali, inevitabili data la crisi, se non si possono più mandare in pensione le persone prima che raggiungano 66 anni? In questo senso l’idea di ridimensionare il ruolo della cassa integrazione straordinaria sembra alle parti sociali fuori luogo, tanto più che questa è pagata dai contributi di aziende e lavoratori. Ma il ministro ha buon gioco nel replicare che questo strumento spesso è abusato e che è ora di finirla con i prepensionamenti.
I sindacati però sono preoccupati anche per la cassa integrazione in deroga se, come probabile, il miliardo di rifinanziamento per il 2012 non basterà . E vogliono che col decreto milleproroghe venga corretta la riforma della previdenza per evitare che decine di migliaia di persone restino senza salario e senza pensione. Al ministro che rilancia su un piano alto, proponendo una riforma di sistema, che guarda ai modelli della flexicurity del Nord Europa, comprese forme di «sperimentazione» di accordi tra le parti sulla flessibilità  in uscita (licenziamenti, articolo 18), le parti sociali proveranno a opporre un documento più concreto, che parta dal sistema esistente per migliorarlo. Meno ambizioso, più conservatore, nella convinzione che non sia questo il momento adatto per correre rischi. Ma sanno anche che Fornero è molto determinata e ha il sostegno di Monti. Per questo guardano con interesse alle critiche che sono arrivate ieri anche dal Pdl e dal Pd e sperano in un ruolo più attivo di Passera. 
In teoria il percorso è lungo: tre, quattro settimane di confronto e poi un disegno di legge, non un decreto, con la possibilità  quindi di correzioni e di una discussione più ampia. Ma l’impressione, dopo ieri, è che se il governo vuole presentare il provvedimento in Parlamento avendo alle spalle l’accordo con le parti sociali dovrà  rivedere parecchie cose, nel metodo e nei contenuti.


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