Monti in campo contro gli evasori: “Sono loro a mettere le mani nelle tasche di chi fa sacrifici”

by Editore | 8 Gennaio 2012 9:00

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REGGIO EMILIA – All’inizio quasi impacciato nel loden blu, in piazza fra fanfare militari e riti ufficiali. Poi via via sempre più sciolto fra applausi di popolo e di autorità , mentre polizia e transenne tengono lontane le contestazioni di leghisti, rifondatori comunisti, indignati giovani e anziani, tutti per altro assai tranquilli. Mario Monti affronta alla sua maniera il suo primo bagno di folla: british e insieme duro. Promette lotta senza quartiere agli evasori «che mettono le mani nelle tasche dei contribuenti onesti» e corrotti, attacca la ricchezza confusa con il consumo e le clientele. Nella rossa Reggio Emilia, con unico leader presente Pierluigi Bersani, la platea del Teatro Valli applaude, sentendo profumo di critiche al governo Berlusconi. Il presidente del Consiglio non fa nomi, se non quelli di Napolitano citato come il proprio faro, il «caro Romano, presidente Prodi» che ringrazia per essere giunto a sentirlo in un professorale reciproco riconoscimento fra passato e futuro, poi Garibaldi, Cavour e Mazzini, in un lungo intervento europeista che arriva a Sarkozy e Fillon.
«E’ inammissibile che i lavoratori compiano sacrifici mentre una porzione importante di ricchezza sfugge alla tassazione, accrescendo così la pressione tributaria su chi non può sottrarsi al fisco» dice nella città  – «è giusto cominciare da qui» – che lo ha invitato a festeggiare i 215 anni della bandiera tricolore. Evoca una frase assai usata da Berlusconi. «L’espressione corrente di mettere le mani nelle tasche degli italiani, – martella Monti – non mi ha mai persuaso e comunque è incompleta perché ci sono altri atti di mani che entrano nelle tasche. Alcuni italiani mettono le mani nelle tasche di altri italiani: sono gli evasori rispetto ai contribuenti».
Poi tocca a un altro mito del Cavaliere: l’Italia che spende e spande. «Le famiglie italiane e le imprese sono tra le meno indebitate nei paesi industrializzate. – comincia il presidente del Consiglio – La ricchezza media è molto elevata. Ecco perchè l’Italia potrebbe dare ancora a lungo l’impressione di essere un paese ricco pur avendo un Pil annuale che cresce ad un ritmo che è la metà  della media dell’euro-zona. Ecco perché anche in buona fede ci si può confondere sulla ricchezza che è solo percepita». In buona fede? Monti si risponde da solo. «Si tratti di paesi o grandi famiglie, sappiamo tutti cosa accade se si vive di consumo di ricchezza anziché di nuova e competitiva produzione». Il problema è un debito pubblico da «togliere il sonno». La lezione continua: «Troppo spesso di fronte a questa montagna di debiti ci sono stati atti del settore pubblico che non sono stati atti di investimento in capitale fisico o umano ma atti di consumo». 
Basta «privilegi o rendite di posizione» create dal «governo centrale e dai governi locali». «Se volete, tra la nostra cosiddetta fase uno e la due, il filo conduttore è di invitare tutti a tenere le mani a posto». Il Professore completa il quadro: «Dobbiamo dare un’accelerazione potente alla lotta alla corruzione che frena gli investimenti esteri in Italia. Operare con urgenza per sbloccare il paese e far saltare i colli di bottiglia». 
Prodi applaude il «fortissimo senso dell’unità  e della solidarietà , quella vera, soprattutto con la lunga parentesi che ha fatto sull’evasione fiscale». Il centrodestra usa strategia diversificate. «Dichiarazioni condivisibili e che anche i governi precedenti hanno sempre condiviso. Poi si deve passare dalle parole ai fatti. Senza sensazionalismo» dice il coordinatore del Pdl Ignazio La Russa. Il falco Francesco Giro invece spara ben oltre il sensazionalismo: «Il governo farebbe bene a rivolgere la propria attenzione al mondo delle banche italiane, che dopo aver ricevuto dalla Bce 116 miliardi di euro ad un tasso dell’uno per cento hanno chiuso i rubinetti del credito alle imprese e alle famiglie». 
Monti sembra andare per la sua strada. «Il governo seguirà  la stella polare della ricerca di giustizia sociale e dell’equità » dice mentre fuori dal teatro l’estrema sinistra lo contesta. Ricorda i «danni» compiuti «dicendo sì a qualsiasi istanza sociale». «Dire dei No comporta costi politici nel presente, ma dire tanti Sì comporta costi sociali drammatici per chi oggi ancora non vota e forse non è ancora nato». E sui blitz anti evasori premette che «gli accertamenti devono essere sempre rispettosi dei diritti individuali» ma avvisa: «Alle donne della Guardia di finanza, dell’Agenzie delle entrate e a coloro che con impegno e rischi personali provvedono a combattere l’evasione voglio dire mio grazie ed assicurare mio appoggio».

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