Primo sì all’arresto di Cosentino Pdl: attenti, larghe intese a rischio

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ROMA – Un altro passo verso il carcere. Per un voto, c’è il primo sì all’arresto per Nicola Cosentino. Il verdetto arriva dalla giunta per le autorizzazioni a procedere che esclude – con 11 voti contro 10 – l’esistenza del fumus persecutionis contro il deputato e coordinatore campano del Pdl ormai alla sua seconda ordinanza di custodia (la prima fu respinta in tutt’altro clima a Montecitorio, era il dicembre 2009). Stavolta è accusato di riciclaggio di capitali mafiosi del clan dei casalesi. Ora la parola spetta all’aula: il voto alla Camera è fissato per domani, e molti deputati si dicono già  certi che si procederà  a scrutinio segreto, sebbene il Pd abbia chiesto di scongiurare tale ipotesi.
Va dunque esattamente come la linea Maroni aveva dettato, determinando un esito che se per Pd, Idv, Udc e Fli rappresenta «una pagina di dignità  e fermezza», dall’altro lato crea fuochi nella Lega, apre ulteriori lacerazioni tra Pdl e parlamentari padani e soprattutto accende fibrillazioni e malcelati ricatti sul percorso del governo. Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl, avverte subito: «La giunta ha commesso un gravissimo errore che ci auguriamo che venga corretto in aula. Se qualcuno pensa che operazioni di questo tipo non peggiorino il quadro e i rapporti politici sbaglia in modo profondo». Parole che il Pd, attraverso Donatella Ferranti, bolla come «grave minaccia». 
Non è servito il pressing di Berlusconi su Bossi, né è servita la nuova memoria depositata ieri in cui Cosentino alza il tiro contro pm e giudici: “accaniti” nei suoi confronti. Risultato: favorevoli all’arresto, oltre ai due membri della Lega, il presidente Castagnetti, le tre deputate del Pd, l’esponente Idv, i due del Fli e i due dell’Udc. Contrari i 7 del Pdl, più il radicale Turco del Pd e i due di Responsabili e Misto, D’Anna e Pepe. Sono i membri per i quali «c’era il fumus persecutionis l’altra volta e questa volta c’è a maggior ragione, Cosentino è un perseguitato». «Mi dispiace che i colleghi leghisti abbiano obbedito al diktat di Maroni. Me l’ha confidato uno di loro» attacca D’Anna. 
Ma il leghista Paolini mantiene la calma e ribadisce: «Da avvocato, la mia impressione è che l’impianto accusatorio sia claudicante». Però ha obbedito. «No, abbiamo fatto una riunione federale e insieme abbiamo deciso una linea. Ora in aula si potrà  decidere non secondo il partito, ma secondo coscienza». Lei voterà  dunque in maniera diversa? «Ho detto che si voterà  secondo coscienza». E altri due leghisti, Chiappori e Goisis, manifestano l’intenzione di dire no all’arresto nel voto in aula di domani. 
Per Castagnetti, «la decisione è stata presa con responsabilità  e serenità . La maggioranza della giunta ha ritenuto che non vi sia un fumus, né siamo entrati nella valutazione dell’ultimo documento inviato dal Riesame, anche se certo: quello del Riesame è un organo collegiale la cui decisione si aggiunge a quella del Gip». Polemiche anche a sinistra, con il radicale Pd Turco che rivendica il suo no all’arresto e scaglia accuse nel campo Pd. «Nella precedente votazione, quando esprimemmo perplessità , Franceschini ci disse che un no all’arresto non sarebbe stato giustificabile all’esterno». Poi Turco prosegue con questa singolare sequenza: dice che è « «apodittica e non provata la tesi dei magistrati per cui Cosentino sarebbe il referente del clan dei casalesi» «, ma aggiunge che Cosentino « «per noi è un criminale politico, non un criminale comune, lo ha ammesso quando ha detto che la sua colpa è stata quella di aver fatto raccomandazioni, spartizioni, clientele. Ed è vero che non è il solo».


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