“Subito la cittadinanza ai figli degli immigrati”

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ROMA – Compagni di banco, ma stranieri. I bambini nati in Italia da genitori immigrati non sono cittadini di questo Paese. Perché? La domanda se l’è posta Repubblica.it, la risposta l’ha trovata rilanciando la campagna “L’Italia sono anch’io” promossa da 19 organizzazioni e dalla Rete G2, miscela di seconde generazioni di migranti. Da ieri tantissimi stanno già  inviando al sito le loro foto e dietro ai sorrisi si intuiscono aspettative di ogni colore. Le aveva raccolte il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, alla fine dello scorso novembre: «Mi auguro che in Parlamento si possa affrontare anche la questione della cittadinanza ai bambini nati in Italia da immigrati. Negarla è un’autentica follia, un’assurdità ». Ce la farà  la politica a prendere a cuore la materia? «Mi auguro che il Parlamento batta un colpo – dice il presidente della Camera, Gianfranco Fini, in un’intervista a Repubblica Tv – la questione è prioritaria, ma non è da tutti condivisa, ci sarà  un dibattito serrato. Beppe Grillo? Mi ha sorpreso, non pensavo fosse così disinformato o prevenuto».
Da noi non è in vigore lo ius soli, cioè il diritto alla cittadinanza del Paese dove si nasce. In Italia la legge si basa sullo ius sanguinis. Lo status dei figli di immigrati è legato alla condizione dei genitori: se i padri ottengono la cittadinanza (compiuti dieci anni di residenza legale) questa si trasmette anche ai figli. Altrimenti bisogna aspettare di diventare maggiorenni. Ancora per quanto? Il ministro per l’Integrazione, Andrea Riccardi, avverte: «Bisogna smetterla di pensare all’immigrazione come a un’emergenza». Un diritto, quello dello ius soli, reclamato con forza anche dal segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, già  nel suo intervento alla Camera del novembre scorso.
Anche perché senza cittadinanza, la vita dei migranti è fatta di permessi di soggiorno e da lunedì costeranno dagli 80 ai 200 euro in più. Una stangata, però, dalla vita breve. E’ il pasticcio della tassa con scadenza: il governo Monti non ha sospeso il balzello sugli immigrati regolari, previsto dal decreto Tremonti-Maroni, ma ha rinviato tutto a una futura modifica legislativa. Il risultato? Per ora scattano i rincari, in attesa degli sconti promessi. Il nuovo contributo è stato introdotto dal governo Berlusconi col decreto del 6 ottobre 2011: entrerà  in vigore il 30 gennaio e si andrà  a sommare a quanto (57 euro) i migranti già  versano per i costi amministrativi e postali della pratica. La stangata ha scatenato però le proteste di associazioni e sindacati, tanto da far intervenire ai primi di gennaio il governo Monti. Ieri il Consiglio dei ministri, invece di un decreto di sospensiva, ipotesi all’esame ma scartata per mancata copertura finanziaria, ha deciso per una futura modifica legislativa che riordinerà  l’intera materia. In attesa, la tassa resta dunque in vigore, tanto che nei giorni scorsi si è assistito a una corsa al rinnovo dei permessi. In compenso, grazie al decreto Semplificazioni, sarà  più facile il rinnovo del contratto per gli immigrati stagionali: meno oneri amministrativi e via libera al silenzio-assenso.


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