Quei bidoni tossici persi nel mare in tempesta

by Editore | 17 Gennaio 2012 9:29

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Poche ore prima dell’arrivo in Prefettura del ministro Clini, si fa il punto della situazione in un consiglio comunale straordinario. Qui il sindaco Cosimi ribadisce: «Impensabile che navi cariche di sostanze tossiche, pericolose per l’uomo e per l’ambiente, viaggino con un mare in tempesta e con un vento superiore ai 120 chilometri orari».
La presa di posizione di Cosimi è una esplicita risposta alle improvvide dichiarazioni della Grimaldi Lines proprietaria del «Venezia». Se infatti la società  armatrice si è distinta per il suo silenzio dopo l’affondamento del carico tossico, di fronte alla tragedia della Costa Concordia ha subito ritrovato la parola: «Sarà  l’inchiesta a stabilire quello che è successo alla Costa – hanno spiegato dalle relazioni esterne – quello che possiamo ribadire è che le regole per una navigazione sicura, per i passeggeri come per le aree ambientalmente sensibili, ci sono». Queste stesse regole non hanno però impedito che nel mezzo del Santuario internazionale dei cetacei Pelagos, in pieno Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, il «Venezia» transitasse con un mare forza 10 e con un libeccio ad oltre 70 nodi – ampiamente previsti dai metereologi – sulla rotta che dalla Sicilia doveva portarla a Genova.
Quanto al piano di recupero dei bidoni, per i quali i tecnici della raffineria di Priolo da dove erano partiti hanno indicato un tempo limite di un paio di mesi prima di possibili fuoriuscite del materiale, Grimaldi continua a prendere tempo. La sua prima dichiarazione ufficiale, a un mese dall’«incidente», è di questo tenore: «Il nostro ufficio tecnico sta finalizzando la pianificazione insieme a una azienda specializzata. I fusti si trovano a centinaia di metri di profondità , occorre un’attenta definizione di tutti i dettagli».
I bidoni sono dispersi in un tratto di mare nei pressi dell’isola di Gorgona, a una profondità  di circa 500 metri e a una trentina di miglia dalla costa. Ma vanno recuperati al più presto, come continua a chiedere il presidente regionale Enrico Rossi: «In Prefettura ho detto al ministro Clini di fare del problema ambientale che ha colpito la Toscana una questione internazionale. Non solo per il Costa Concordia ma anche per i fusti tossici. Vogliamo che in queste operazioni siano impegnate le migliori energie».

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