Segni di novità  alla Fao

Loading

Il 1 gennaio infatti è entrato in carica il nuovo direttore generale dell’agenzia, il brasiliano José Graziano da Silva, che ieri ha tenuto la sua prima conferenza stampa. Ha parlato di rinnovato impegno per quello che è l’obiettivo statutario della Fao, cioè combattere la fame. Ha detto che la sua priorità  sarà  l’Africa, perché bisogna concentrarsi sui paesi più deboli. Ha ribadito la sua «piattaforma»: sradicare la fame; andare a un sistema di produzione e consumo alimentare sostenibile; realizzare maggiore equità  nella gestione dei mercati alimentari mondiali; espandere la cooperazione Sud-Sud. E completare la riforma interna della Fao stessa, la più grande tra le agenzie Onu, con un budget annuale di un miliardo di dollari e 3.600 dipendenti: Graziano intende rafforzare il lavoro tecnico e sul campo e diminuire i costi amministrativi. L’arrivo di José Graziano da Silva alla guida della Fao (dopo i ben 18 anni del senegalese jacques Diouf!) testimonia del ruolo di punta che il Brasile va assumendo sulla scena internazionale. Soprattutto, è il curriculum politico del direttore generale della Fao a suggerire novità . Graziano è stato ministro «dello sviluppo sociale e della lotta alla fame» nel primo governo di Luis Ignazio Lula da Silva, e ha avuto un ruolo chiave in una delle più significative politiche sociali lanciate allora: il programma Fome zero («fame zero»), avviato nel 2003 con l’obiettivo di «garantire a tutti il diritto al cibo», e largamente riuscito. Ha ricordato quell’esperienza Graziano, ieri, quando gli è stato chiesto come pensa di dimezzare il numero di persone che hanno fame nei soli tre anni del suo mandato: « Fome zero ci ha insegnato che per sradicare la fame serve per prima cosa la volontà  politica. E bisogna tradurre questo in azioni concrete, ricerca, finanziamenti, progetti». Non c’è una formula unica he va bene sempre: «Abbiamo imparato a basarci sulle risorse locali, adattarci alle situazioni specifiche. Non servono tantissimi soldi ma la capacità  di mobilitare la società  civile, le forze sociali, le chiese, i sindacati. Individuare le “buone pratiche” e rafforzarle». Ha parlato di valorizzato i prodotti locali, che non sono necessariamente «commodities», derrate scambiate sul mercato internazionale. E qui entra in gioco la «maggiore equità  nei mercati alimentari mondiali», che non è sfida da poco. L’indice mondiale dei prezzi alimentari (un sistema di monitoraggio attuato dalla stessa Fao) ha toccato un record assoluto lo scorso febbraio e Graziano prevede, come tutti del resto, un futuro di prezzi alti e oscillazioni improvvise. Tale «volatilità », in gergo tecnico, è legata in parte all’instabilità  economica che fa oscillare le valute (le derrate alimentari si scambiano in dollari), in parte all’instabilità  climatica che produce disastri nelle regioni grandi produttrici di derrate, in particolare cereali – e poi alla speculazione, ha ricordato Graziano: i mercati finanziari hanno contaminato quello alimentare. Altro problema chiave: il «land grabbing», le acquisizioni di terra su larga scala da parte di grandi imprese esterne. Graziano sottolinea che di solito queste grandi acquisizioni cambiano il diritto proprietario (la «tenenza») sulla terra, togliendola alla proprietà  pubblica e gli usi comunitari per privatizzarla, e per di più senza contribuire alla sicurezza alimentare del paese, perché quelle terre saranno coltivate per l’export. A questo la Fao risponderà  con precise linee guida sulla «tenenza della terra», un codice volontario alla cui definizione stanno lavorando i paesi membri e molte organizzazioni della società  civile internazionale: sarà  concretizzato a fine marzo, ha ricordato Graziano. E ha aggiunto che intende «scambiare idee con le organizzazioni degli agricoltori su piccola scala e i movimenti sociali», durante il Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre: anche questo dà  il tono della novità .


Related Articles

Sud, 90 miliardi bloccati e quelli spesi si sono dispersi in 907mila microprogetti

Loading

Vecchie risorse inutilizzate, nuovi fondi senza delibere Nessun sottosegretario con delega e l’Agenzia resta fantasma

C’erano una volta le Coop

Loading

Storie di ordinaria precarizzazione del lavoro, compressione dei diritti e comportamenti anti-sindacali nel sistema di imprese “di sinistra” da cui proviene il ministro del Lavoro, le coop

Chieti, Mario Negri chiude la ricerca

Loading

È drammatica, dal punto di vista finanziario e occupazionale, la situazione del Centro di ricerche Mario Negri Sud di Santa Maria Imbaro (Chieti). Sono complessivamente 260 i lavoratori (compresi quelli con Co.co.co, contratti di formazione e borse di studio): tra essi 119 dipendenti che usufruiscono della cassa integrazione al 50%. In tanti negli ultimi anni hanno abbandonato l’istituto per trasferirsi altrove, diversi i laboratori (ne restano in funzione 12) che hanno chiuso o sono emigrati.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment