Sicilia, la tensione resta alta «Non togliamo i presidi»

by Editore | 21 Gennaio 2012 12:13

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Finiscono i blocchi. Ma la protesta continua. E non è facile stabilire se, e quando, in Sicilia potrà  tornare un minimo di normalità . I forconi, i pescatori e anche gli autotrasportatori rimangono sul piede di guerra. Formalmente alla mezzanotte di ieri è finita la protesta dei Tir. Ma al loro posto è pronto a scendere in campo «Forza d’urto», il movimento che tiene insieme gli agricoltori, i pescatori e anche gli autotrasportatori. E l’ala dura del movimento spinge per tenere molto alta la tensione. Per questo ha chiesto una proroga alle varie questure. Quella di Catania, intanto, ha smentito di averla concessa, per altri cinque giorni, agli autotrasportatori dell’Aias.
Il nostro primo ministro è preoccupato. «Parlare di rivolta in Sicilia è una parola forte ma si tratta comunque di fenomeni gravi», ha detto il premier Mario Monti, spiegando che nei prossimi giorni si incontrerà  con il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo per valutare il da farsi.
Ed è proprio all’incontro di Monti e Lombardo (fissato per mercoledì 25 gennaio) che guarda la protesta di questo movimento che, esploso in Sicilia, sta cominciando a varcare i confini dello stretto. 
«Noi i presidi non li togliamo fino a quando non arriveranno risposte», ha detto Mariano Ferro, uno dei leader dei Forconi. E ha aggiunto: «Non voglio far tornare indietro un popolo se non ha almeno qualche risposta reale e concreta. Anche perché un’occasione come questa non ci sarà  più, qualcosa dobbiamo portare a casa».
Per adesso hanno trascinato in ginocchio l’isola. Con i mercati e i supermercati svuotati e la benzina a prezzi da mercato nero: ieri sull’autostrada Catania-Messina veniva denunciata una vendita di 3 euro al litro. A Palermo l’unico benzinaio aperto è stato preso letteralmente d’assalto. Impossibile trovare il pesce nei mercati. Merce preziosa anche l’acqua minerale. Persino nelle edicole scarseggiano le riviste.
A Villa San Giovanni c’è il serpentone dei Tir: sono ben 160 quelli in attesa di potersi imbarcare e di varcare lo stretto. «Forza d’urto» ha garantito che la benzina tornerà  ai distributori e qualche Tir arriverà  a destinazione. Ma la normalità  sembra ben lontana dal poter tornare. 
Giuseppe Richichi, presidente dell’Aias (l’associazione dei trasportatori) ieri sera parlava di «allentare le maglie» della protesta, ma non di più. E sulla protesta incombe l’ombra della mafia. 
Lo ha denunciato Ivan Lo Bello, leader siciliano di Confindustria. Che adesso sta preparando un rapporto dettagliato da presentare alla procura e alle forze dell’ordine. «Sono in grado di documentare le evidenze delle presenze mafiose che ho denunciato essere in questo movimento», garantisce Lo Bello. E intanto la Cgil di categoria, la Flai, prende le distanze da questa protesta «che sta producendo effetti devastanti sull’attività  di centinaia di aziende agricole e la sospensione del lavoro di migliaia di operai del settore agricolo», come ha detto Gino Rotella segretario nazionale Flai-Cgil. 
A Palermo, alla protesta del movimento si sono aggiunti gli studenti (che nella manifestazione di ieri pomeriggio hanno bruciato una bandiera tricolore), mentre oltre lo stretto si stanno cominciando a sentire echi del Movimento dei forconi in provincia di Roma e anche in Abruzzo. Ieri sera alcune decine di persone si sono dichiarate del Movimento dei forconi e hanno cercato di bloccare il casello dell’autostrada di Pescara. A Latina un neonato movimento guidato da Antonio Pappalardo, generale in pensione dell’Arma, garantisce di essere in stretto contatto con i siciliani e progetta di bloccare il rifornimento di carburanti e di scorte alimentari con i trattori.

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