Tanzi dimagrito e in manette Malore in aula

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BOLOGNA — L’uomo del crac più devastante nella storia dell’imprenditoria privata europea, una bancarotta fraudolenta che ha provocato un buco da 14 miliardi di dollari, trasformando in carta straccia il valore dei bond di 35 mila piccoli risparmiatori, ha oggi l’aspetto di chi sta vivendo un crac personale, doloroso quanto pubblico. Mai come ieri mattina, nell’aula della terza sezione penale della corte d’Appello di Bologna, i 73 anni di Calisto Tanzi, l’ex patron della Parmalat che trattava alla pari con i potenti della Prima e pure della Seconda Repubblica, foraggiando banche e facendo incetta di onori, sono apparsi in tutta la loro inaspettata pesantezza. Quasi irriconoscibile, smagrito, lo sguardo sperduto e l’incedere faticoso, l’uomo che per decenni è stato un simbolo di Parma e un’eccellenza del made in Italy nel mondo, ha varcato la soglia dell’aula Bachelet con le manette ai polsi, proveniente dal carcere di Parma a bordo di un cellulare della polizia penitenziaria, guardato a vista da alcuni agenti. Solo in aula gli sono state tolte le manette ed è stato fatto sedere al fianco di uno dei suoi legali, Giampiero Biancolella. 
Una presenza, quella di Tanzi, durata poco più di un’ora. Il primo ad accorgersi che qualcosa non andava è stato il presidente Francesco Maddalo, che, vedendo l’imputato ondeggiare in avanti, gli occhi semichiusi e il respiro affannoso, ha sospeso per una decina di minuti l’udienza. Accompagnato fuori quasi di peso dagli agenti, Tanzi ha poi chiesto di rientrare, ma dopo neanche mezz’ora è risalito sul furgone della polizia con destinazione il carcere di via Burla a Parma. «Temiamo per la sua vita, il regime carcerario è del tutto inadeguato nel suo caso», ha detto l’avvocato Biancolella. 
È un mezzo evento la presenza di Tanzi in tribunale. Da quando è venuto alla luce il crac Parmalat, nel 2003, l’ex re del latte ha spesso evitato di partecipare alle udienze, anche se ciò non gli ha risparmiato una montagna di condanne. La sua attuale situazione giudiziaria contempla una pena definitiva a 8 anni per aggiotaggio, 18 anni in primo grado per bancarotta fraudolenta e 9 anni e 2 mesi (sempre in primo grado) per il fallimento di Parmatour. 
Il processo a Bologna è il secondo grado della condanna a 18 anni. La scelta di Tanzi di essere presente nasce da una strategia processuale che punta a far ottenere all’ex Cavaliere del lavoro (titolo revocato dal presidente Napolitano) gli arresti domiciliari. 
«Uno dei motivi — ha spiegato Biancolella — per cui non è stata concessa la detenzione domiciliare è stata l’assenza del nostro cliente alle udienze. Questa volta è venuto e non si è sentito bene…». 
Una battaglia che i legali stanno combattendo dal 5 maggio scorso quando Tanzi venne prelevato dalla sua villa alle porte di Parma (piscina e campi da tennis) e trasferito in carcere, dove è sottoposto a regime detentivo attenuato (cella singola e costante monitoraggio). Il 15 giugno scorso, lo trovarono a terra svenuto: si parlò di attacco ischemico. I suoi avvocati hanno presentato l’ennesima richiesta dei domiciliari, ma la decisione non arriverà  prima di marzo. 
L’avvocato Fabio Belloni parla chiaro: «Dopo 5 ricoveri e 5 ritorni in carcere, viene da pensare che lo scopo di ogni ricovero sia solo il ritorno in carcere…». 


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