Tutte le mosse per azzerare il voto

by Editore | 12 Gennaio 2012 9:44

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Il 12 e 13 giugno 2011 la maggioranza assoluta dei cittadini italiani ha detto che la gestione del servizio idrico deve essere pubblica e che su di esso non si possono fare profitti. Il pronunciamento, dal punto di vista politico, è stato molto chiaro e altrettanto chiaro era già  stato il pronunciamento della Corte Costituzionale, con le sentenze di ammissibilità  dei 2 referendum, sulle conseguenze giuridiche della vittoria dei 2 referendum. La Corte Costituzionale ha affermato che, con l’abrogazione del decreto Ronchi, per l’affidamento dei servizi pubblici di rilevanza economica, compreso quello idrico, vale la normativa comunitaria, che prevede una pluralità  di forme di gestione, riaprendo la strada anche all’intervento di soggetti di diritto pubblico, come le Aziende speciali. Inoltre, sempre la Corte ha affermato che, con la vittoria referendaria del quesito che abolisce la remunerazione del capitale investito dalle tariffe del servizio idrico, tale dispositivo diventava immediatamente applicabile. Ebbene, subito dopo la vittoria referendaria i guastatori si sono messi alacremente all’opera. Ha iniziato il governo Berlusconi con la manovra dell’estate scorsa, con la quale, intanto, ha stabilito che per il trasporto pubblico locale e la gestione dei rifiuti, servizi anch’essi interessati all’esito referendario, torna ad applicarsi, nella sostanza, una riedizione del decreto Ronchi abrogato. Hanno proseguito le Autorità  d’Ambito del servizio idrico e i soggetti gestori, che si son ben guardati dal dare applicazione al secondo quesito referendario, tant’è che oggi, a più di sei mesi di distanza, i cittadini continuano a pagare la remunerazione del capitale nelle bollette. Adesso il completamento dell’opera, della definitiva messa da parte della volontà  referendaria, viene affidato al governo Monti. Con l’annunciato decreto legge del prossimo 20 gennaio si intende intervenire esattamente in questa direzione, sotto l’ombrello ideologico delle grandi virtù delle liberalizzazioni, nuovo totem per riuscire finalmente a far crescere il Paese. Non devono ingannare le dichiarazioni tranquillizzanti di vari esponenti del governo secondo le quali si interverrà  senza mettere in discussione l’esito referendario. Non è così: in realtà , non è difficile vedere che l’intenzione è proprio quella, semmai quello che è in discussione dentro il governo è come metterla in atto. C’è una prima ricetta, più forte, quella suggerita nei giorni scorsi dall’Antitrust che, nella sostanza, propone di estendere le norme della riedizione del decreto Ronchi abrogato attuate l’estate scorsa per il trasporto pubblico locale e il ciclo dei rifiuti anche al servizio idrico. Gira poi un’altra idea, apparentemente più soft, ma sempre lesiva del risultato referendario, che è quella di precisare le possibili forme di gestione del servizio idrico, non limitando, in questo caso, l’intervento delle società  per azioni a totale capitale pubblico, ma escludendo la possibilità  di gestire il servizio idrico tramite soggetti di diritto pubblico, come le Aziende speciali. È un’ipotesi che potremmo definire “norma anti- Comune di Napoli”, che ha recentemente proprio deciso di trasformare la propria società  per azioni a totale capitale pubblico che gestisce il servizio idrico in Azienda speciale, e, più in generale, contro tutti quegli enti locali che hanno la possibilità  e la volontà  di compiere tale scelta. In questi mesi, proprio perché abbiamo visto che si stava mettendo in campo quest’intenzione di manomissione della vittoria referendaria, non siamo stati con le mani in mano: abbiamo detto forte, con la manifestazione nazionale indetta dal Forum dei movimenti per l’acqua del 26 novembre scorso, che questa strada va fermata. Ci siamo preparati per lanciare la campagna di l’obbedienza civile di ricalcolo delle tariffe, che sta partendo ora nei territori, per ottenere il rispetto del secondo pronunciamento referendario, così come per estendere l’esperienza di Napoli e ripubblicizzare realmente il servizio idrico in tutto il Paese. Ora dobbiamo impedire che il governo Monti chiuda il cerchio nel voler affossare il risultato referendario. È una questione che non riguarda solo il Forum dei movimenti per l’acqua e tutte le forze che hanno promosso e sostenuto i referendum: è una grande questione democratica, che non può non coinvolgere tutti quelli che hanno a cuore lo stato della democrazia di questo Paese. Proprio per questo non si può non reagire, non far sentire alta la voce della maggioranza assoluta dei cittadini italiani che, con i referendum, hanno indicato che un’altra strada è possibile, quella che tiene insieme democrazia e beni comuni. Facciamolo a partire dai prossimi giorni con l’iniziativa e la mobilitazione. * Fp Cgil – Forum italiano movimenti per l’acqua * Fp Cgil – Forum italiano movimenti per l’acqua

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