Ue: “Austerity ok, ma ora la crescita agire subito per dare lavoro ai giovani”

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ROMA – Crescita, lavoro giovanile e aiuti alle imprese. Di fronte alla crisi l’Europa prova a cambiare passo. Dopo due anni in cui i leader dell’Unione, spinti rigoristi del Nord, hanno insistito sull’austerità , ora ammettono: «Molti passi sono già  stati fatti per assicurare stabilità  e risanamento dei conti, condizioni necessarie ma non sufficienti per il ritorno alla crescita e all’occupazione». Eccola la svolta, contenuta nella bozza di conclusioni del summit europeo di lunedì prossimo. Per questo ora i governi, «di fronte a 23 milioni di disoccupati», pensano che serva «un’azione urgente per la crescita» che guardi «all’occupazione giovanile, al completamento del mercato interno e all’accesso al credito per le piccole e medie imprese». Obiettivi sui quali in giornata hanno insistito anche i presidenti di Commissione e Consiglio Ue, Barroso e Van Rompuy.
Sarà  anche per le notizie che giungevano da Bruxelles che il pranzo al Quirinale tra Napolitano e Monti è stato caratterizzato dall’ottimismo. «Per noi è un grandissimo successo», notano da Palazzo Chigi. In effetti occupazione e crescita tramite il completamento del mercato unico – l’abbattimento definitivo dei protezionismi nazionali in Europa – sono i punti sui quali Monti e il ministro agli Affari europei Enzo Moavero hanno battuto in una ragnatela di bilaterali e contatti telefonici a tutti i livelli con gli altri governi e che hanno riportato l’Italia al centro dei negoziati Ue. Anche la Merkel per la prima volta ammette: «Consolidamento dei conti e crescita non sono in contraddizione».
Ma la strada resta lunga. La Cancelliera prima di aprire alla crescita ha aspettato che il negoziato sulle nuove regole di bilancio (fiscal compact) andasse in porto. Ci sono ancora alcuni dettagli da definire, ma un accordo lunedì viene dato per acquisito. L’apertura sulla crescita può essere un buon viatico a un futuro passo avanti anche sul fondo salva-Stati permanente (Esm) che entrerà  in funzione a luglio. Se l’accordo sul fiscal compact è servito a smuovere la Merkel sulle politiche per rilanciare il Pil – si ragiona in diverse cancellerie europee – «ora aspettiamo di vedere che impatto avrà  sui mercati e sull’opinione pubblica tedesca per sapere quanto Berlino potrà  aprire sull’Esm». I nodi sono la sua potenza di fuoco (Roma, Parigi e Bruxelles chiedono sia superiore ai 500 miliardi previsti) e le regole di funzionamento che gli permettano di calmare definitivamente i mercati e lo spread. Si deciderà  a marzo. 
Anche di questo parleranno Monti, Sarkozy e la Merkel in una riunione che si terrà  lunedì mattina nella capitale belga a poche ore dal summit. Monti cercherà  di avvicinare Sarkozy a Cameron, divisi sulla Tobin Tax (ieri l’inglese ha ribadito il suo no) e sul fiscal compact: Cameron – che ha già  escluso Londra dall’accordo – è intenzionato a frenare ancora i negoziati, mentre Sarkozy che non vuole invitare i britannici e gli altri Paesi esterni alla moneta unica ai futuri summit tra i leader dell’euro. Intanto lo spread tra Btp e Bund scende ancora, attestandosi a 416 punti. Da Davos Corrado Passera, ministro allo Sviluppo, parla di «segnali positivi pur restando consapevoli che siamo ancora in una zona ad alto rischio». Passera conferma che l’azzeramento del deficit nel 2013 sarà  centrato nonostante la recessione, già  incorporata nelle stime del Salva-Italia, e che il governo andrà  avanti sulle liberalizzazioni.


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