Unipol-Fonsai, vicino l’accordo con i Ligresti
MILANO – Trattative a oltranza per il gruppo Ligresti e Unipol. Salvatore e i tre figli, nonché il numero uno di Unicredit Federico Ghizzoni, e quello di Mediobanca Alberto Nagel, oltre ovviamente alle prime linee delle rispettive società e al consulente della famiglia, Gerardo Braggiotti, hanno trattato fino a notte nella sede di Piazza Cordusio. Ma poi alla fine non si è arrivati alla parola fine: a quanto risulta, gli ultimi ostacoli pare siano legati alla parte alta della catena, quella di Sinergia-Imco.
Lo schema dell’operazione, grosso modo, sarebbe però stato messo a punto. E prevede che il gruppo assicurativo lanci un’Opa totalitaria su Premafin, paghi il debito alle banche (circa 330 milioni) ed estrometta la famiglia Ligresti (che incasserebbe grosso modo una cinquantina di milioni, probabilmente da girare pari pari alle banche, per i debiti al piano di sopra della catena). A quel punto la Premafin controllata al 100% da Unipol finanziaria varerebbe un aumento di capitale, sufficiente a farle seguire l’aumento che a sua volta deve realizzare Fonsai (fino ad un massimo di 750 milioni, già deliberato). Contemporaneamente Unipol lancerebbe a sua volta un aumento di capitale ed è probabile che a questo punto il suo principale azionista Finsoe riceva appoggio finanziario da quelle stesse banche che sono rientrate dal debito verso Premafin, dunque Mediobanca e Unicredit. L’aumento di Unipol dovrebbe servire a seguire l’aumento di Premafin e a ricapitalizzare a sua volta Unipol assicurazioni. Sarebbe questa infatti che – una volta concluso il primo giro – parteciperebbe alla fusione a quattro tra Premafin, Fonsai, Unipol assicurazioni e Milano assicurazioni.
Lo schema tuttavia non è scevro di difficoltà e punti controversi. A partire dal fatto che rimborsando le banche creditrici (ma entro certi limiti anche solo accollandosi il debito) Unipol indirettamente dà un valore a Premafin pari al debito più il prezzo d’Opa. Ponendo che l’Opa venga lanciata alla capitalizzazione di mercato, ora a 120 milioni, più i 330 di debito significa valorizzare a 3,5 euro le azioni Fonsai controllate da Premafin (praticamente suo unico asset insieme ai debiti). Si pone dunque un problema di esenzione dall’Opa a cascata su Fonsai e forse Milano assicurazioni: è vero che Fonsai ha un solvency margin intorno a 90%, quindi da ripristinare senza indugio per fini di stabilità , ma è anche vero che riconoscendo un valore ai Ligresti è difficile sostenere che gli azionisti di minoranza Fonsai devono restare a bocca asciutta. Altre difficoltà potrebbero nascere in capo all’Antitrust, perché il gruppo Fonsai più Unipol avrebbe il 37% dei danni auto e il 32% dei danni in generale.
Di sicuro però il progetto di fusione ha un profilo industriale importante – anche se probabilmente fragile dal punto di vista finanziario, tanto che anche su Unipol assicurazioni si prevede un aumento di capitale – e soprattutto è stato molto sponsorizzato da Mediobanca, grande creditrice di entrambi i gruppi, e in parte da Unicredit.
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