A casa l’ultimo anno e mezzo così il decreto-compromesso cerca di evitare l’esplosione

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Per il carcere i numeri parlano sempre più chiaro. Sono drammatici quelli che fanno il punto a fine dicembre 2011. Una tabella impressionante. Nei nostri penitenziari sono presenti 66.897 uomini e 2.808 donne. La capienza regolamentare è di 45mila posti. L’eccedenza disumana è evidente. Gli stranieri sono 24.174. Sulla cifra complessiva sono 27.251 i detenuti in attesa di giudizio e 38.023 quelli con una condanna già  definitiva. Secondo il Guardasigilli Severino sono circa 22mila i detenuti che, nell’arco di un anno, entrano ed escono solo perché sono stati arrestati in flagranza. Un ulteriore dettaglio. Oggi la detenzione domiciliare riguarda 8.371 detenuti, 916 sono in semilibertà , per 9.952 c’è l’affidamento in prova. 
Non si può prescindere da questo quadro per comprendere quale fretta abbia il governo nel far approvare il decreto sulle carceri. Esso darà  un alito di respiro a una macchina che rischia di esplodere da un momento all’altro. Basti pensare al numero dei suicidi – ormai 70 – che si sono messi in fila l’anno scorso. Per comprendere che, in attesa di nuove strutture, solo un “compromesso” tra chi vuole tutti in carcere e chi privilegia i domiciliari può salvare dal tracollo le prigioni italiane. 
Sarà  la prova che dovrà  affrontare il nuovo direttore delle carceri, l’ex presidente del tribunale di sorveglianza di Roma Giovanni Tamburino, che dalla prossima settimana si metterà  seduto su una delle poltrone che più scottano in Italia.


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