Bruxelles striglia Rajoy: subito la legge finanziaria

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Le prime misure del nuovo governo spagnolo, guidato dal conservatore Mariano Rajoy (Partido popular), sembrano non servire al loro scopo più immediato: la Commissione Europea non vuol saperne di rivedere l’obiettivo che il paese iberico deve raggiungere nel 2012 in materia di deficit. L’irrealistico 4,4% del Pil non è negoziabile. A dirlo con chiarezza è stato il commissario agli affari economici e monetari Olli Rehn, in una conferenza stampa tenutasi l’altro ieri a Bruxelles, dalla quale ha inviato un altro sgradito messaggio per Madrid: la legge finanziaria va presentata subito. E non dopo le elezioni regionali del 25 marzo in Andalusia e nelle Asturie, come vorrebbero i populares. 
Un brutto colpo per l’esecutivo spagnolo, che sino ad ora si era mostrato determinato nel «fare i compiti» assegnati dalle autorità  comunitarie (e dalla cancelliera tedesca Angela Merkel), convinto di venire poi premiato con una modifica al rialzo del disavanzo consentito per quest’anno. E invece no: i pesanti tagli alla spesa pubblica contenuti nel decreto di fine dicembre, il progetto di legge sul «deficit zero» e la cosiddetta «riforma» del mercato del lavoro, approvata pochi giorni fa, non sono bastati. Il governo dovrà  presentare una legge finanziaria che miri a ridurre il deficit al 4,4%, secondo quanto stabilito dal predecessore di Rajoy, il socialista José Luis Rodrà­guez Zapatero. Un obiettivo che, nel corso dei mesi, si è tuttavia allontanato dalla sfera dell’umanamente possibile, anche a causa del continuo degradarsi della situazione dell’economia produttiva. A dimostrarlo è il dato del 2011: secondo i patti con Bruxelles il disavanzo in rapporto al Pil non doveva superare il 6%, ma la cifra reale (ancora non ufficiale) dovrebbe aggirarsi intorno all’8,2%. 
La Spagna dovrà  quindi sottoporsi ad una terapia di «risanamento dei conti» che sarà  durissima. Non si toccherà  la candidatura di Madrid per le Olimpiadi del 2020 (il sindaco di Roma Gianni Alemanno potrà  invidiare la collega Ana Botella, moglie dell’ex presidente José Marà­a Aznar), ma non ci sarà  pietà  per sanità , scuola pubblica e ricerca scientifica, che saranno con ogni probabilità  i primi settori ad essere nuovamente colpiti. Non è certo un caso che il governo conservatore voglia somministrare l’amara medicina neoliberista dopo le importantissime elezioni di fine marzo: imporre i proverbiali «sacrifici» prima del voto rischierebbe, infatti, di compromettere le buone chances del Pp di strappare l’Andalusia ai socialisti, che governano ininterrottamente la più grande Comunità  autonoma del Paese da 30 anni. E se i populares erano intenzionati ad occultare le loro intenzioni quando speravano di poter contare su un obiettivo di deficit rinegoziato, a maggior ragione lo sono ora, che sanno che la Commissione europea non si vuole schiodare dal fatidico 4,4%.


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