Consiglio di sicurezza l’Occidente spinge

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Dopo la Libia, tocca alla Siria. Le petro-monarchie del Golfo, con Arabia saudita e Qatar (di nuovo) alla testa – preoccupatissime, come a tutti è noto, dei diritti e delle vite dei cittadini arabi e delle loro «primavere democratiche» -, una volta liquidato l’inaffidabile Gheddafi, ora puntano al bersaglio più grosso – la Siria di Assad – con l’intento di arrivare, alla fine, al vero obiettivo della loro strategia: l’Iran sciita, il grande spauracchio e nemico nel mondo arabo-islamico sunnita e filo-occidentale. E dietro agli illuminati Saud e al Thani, l’occidente crociato di sempre che si fa scudo dietro «diritti umani» presi a sempre più triste pretesto e a geometria sempre più variabile: Usa, Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e via scendendo. Lo strumento è come sempre una Onu che ha perso ogni credibilità  e rassegnata al ruolo di esecutore dei voleri dei potenti.
Alle 9 di ieri sera il Consiglio di sicurezza si è riunito ea New York per discutere la bozza di risoluzione contro la Siria. L’ultima versione accoglie il «piano» proposto dalla Lega araba, chiamata come per la guerra di Libia a fare da foglia di fico, e presentato dal segretario generale della Lega, l’egiziano Nabil al Arabi, e dal primo ministro del Qatar, Hamad al Qassem. Un piano che prevede l’immediata rinuncia di Assad in favore del suo vice-presidente Farouk al Sharaa e la formazione di «un governo di unità  nazionale» insieme all’opposizione che traghetti la transizione «verso la democrazia» (come in Libia…). In realtà , come dicono i russi (che minacciano questa volta il veto e non più, come sulle risoluzioni libiche, solo l’astensione), questo significa in soldoni un (altro) «regime change». La risoluzione infatti prevede anche non ancora specificate «ulteriori misure» nel caso la Siria di Assad non ci stia (scommettiamo su quali saranno?). Mosca, storica alleata di Damasco, contropropone negoziati «senza condizioni previe», a cui l’opposizione siriana (divisa fra quella dell’interno e quella basata all’estero) si nega adesso che annusa la possibilità  di fare filotto.
I 15 del Consiglio di sicurezza sembrano al momento divisi. Secondo i francesi, in 10 sono favorevoli al «piano arabo» (ne bastano 9 perché una bozza venga messa ai voti). Secondo la Bbc lo schieramento (attuale) vede Usa, Gran Bretagna, Francia, Germania, Portogallo e il servizievole Marocco per il sì; la Russia contro; Cina, India, Pakistan e Sudafrica propensi a seguire Mosca; Azebaijan, Guatemala, Colombia e Togo «convinti delle necessità  della risoluzione». Per il sì idealmente anche l’Italia (pur non essendo fra i 15) del ministro degli esteri Giulio Terzi e il pallidissimo segretario Onu, Ban Ki-moon, naturalmente «a tutela dei civili». In Siria intanto continuano le violenze e continuano a inseguirsi le voci di morti da una parte e dall’altra, tutte generalmente inverificabili ma tutte attribuite ad Assad.


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