Corte dei Conti: “Corruzione dilaga” Severino rinvia il disegno di legge

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ROMA – “Illegalità , corruzione e malaffare sono fenomeni ancora notevolmente presenti nel Paese le cui dimensioni  sono di gran lunga superiori a quelle che vengono, spesso faticosamente, alla luce”. E’ questo uno dei punti più forti della relazione con cui il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, ha inaugurato l’anno giudiziario della magistratura contabile. Essere a conoscenza della “mappatura” dei fenomeni di corruzione, aggiunge, serve “per effettuare una ricognizione degli episodi più ricorrenti di gestione delle risorse pubbliche inadeguata, perché inefficace, inefficiente, diseconomica”. Giampaolino si riferisce a tutti i comportamenti che arrecano “un danno alle finanze pubbliche”: dalla corruzione dell’attività  sanitaria, allo smaltimento dei rifiuti, dal “gravemente colposo” utilizzo di strumenti derivati o prodotti finanziari simili, per arrivare alla costituzione e gestione di società  a partecipazione pubblica e alla stipula di contratti pubblici di lavori, servizi e forniture. Vengono inclusi anche gli errori nella gestione del servizio di riscossione dei tributi”.

DDL ANTI-CORRUZIONE.
“Sul disegno di legge anticorruzione abbiamo chiesto uno spostamento molto contenuto nel tempo”, ha detto il ministro della Giustizia, Paola Severino, al termine dei lavori delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera. “Nessuno pensa debba esserci un rallentamento dei lavori – ha spiegato il guardasigilli -. Partire qualche settimana dopo, con il piede giusto e con un testo che possa soddisfare le esigenze di completamento della materia potrà  invece far accadere il contrario”.

Il nuovo allarme della Corte dei Conti non è una sorpresa: “Mi sembra che sia un allarme che tutti gli anni ci accompagna a riprova del fatto che il fenomeno non è stato debellato ma nessuno di noi ha mai pensato che fosse stato debellato”, ha ribadito Severino. Il ministro della Giustizia ha indicato che occorre condurre “una battaglia estremamente seria” contro il fenomeno della corruzione ricordando che in Parlamento si sta discutendo di prevenzione relativamente al ddl anticorruzione. “Poi si partirà  – ha detto – con il grande progetto sulla corruzione sul quale ovviamente c’è bisogno di tempo perché occorre prepararlo in maniera corretta. Credo molto in questo progetto ma proprio nei progetti nei quali si crede occorre concentrare la massima attenzione”.

I DATI. La corruzione in Italia vale circa 60 miliardi di euro l’anno ma nel 2011 sono state inflitte condanne solo per 75 milioni di euro. Questo è quanto ha sottolineato il procuratore generale aggiunto della Corte dei Conti, Maria Teresa Arganelli, nella sua relazione. “Se l’entità  monetizzata della corruzione annuale in Italia è stata correttamente stimata in 60 miliardi di euro dal SAeT del Dipartimento della Funzione Pubblica rispetto a quanto rilevato dalla Commissione Ue – ha spiegato Arganelli – l’Italia deterrebbe il 50% dell’intero giro economico della corruzione in Europa”. Tuttavia, secondo Arganelli, si tratta di un dato “che appare invero esagerato per l’Italia, considerando che il restante 50% si spalmerebbe senza grandi problemi negli altri 26 Paesi dell’Unione Europea”.
La Commissione europea ha infatti stimato che la corruzione costa all’economia dell’Unione 120 miliardi di euro l’anno, ovvero l’1% del Pil della Ue e poco meno del bilancio annuale dell’Unione europea. La Corte dei Conti ricorda comunque che “il nostro Paese nella classifica degli Stati percepiti più corrotti nel mondo stilata da Transparency International per il 2011 assume il non commendevole posto di 69 su 182 paesi presi in esame e nella Ue è posizionata avanti alla Grecia, Romania e Bulgaria”.

L’EVASIONE FISCALE.
Altra piaga del Paese è poi l’evasione fiscale. “Analisi accurate condotte per la sola imposta sul valore aggiunto – spiega il presidente della Corte – evidenziano per l’Italia un tax gap superiore al 36%, che risulta di gran lunga il più elevato tra i grandi paesi europei, con l’eccezione della Spagna, per la quale lo stesso rapporto supera il 39%”. Tracciando un bilancio dell’anno passato, Giampolino osserva come Il 2011 “sarà  ricordato nella storia della finanza pubblica italiana, per la severità  della situazione economica e per l’affanno con il quale i governi hanno rincorso i rimedi necessari a fronteggiarla e ad arginarne gli effetti più devastanti”.

GLI EFFETTI.
Sempre in tema di conti pubblici, nella sua relazione Giampaolino punta l’incide contro il fatto che in Italia “mentre grande attenzione è riservata alle proiezioni e alla stima degli effetti attesi dei principali provvedimenti, sono invece carenti le misure e le valutazioni ex post circa l’impatto che le politiche pubbliche esercitano sulla dinamica delle entrate e delle spese”. “Cosicché – sottolinea – vi è una quasi totale mancanza di documenti e studi dedicati a verificare a posteriori se, quanto e come abbiano in realtà  funzionato gli strumenti impiegati per migliorare il coordinamento della finanza pubblica e la qualità  della spesa”.

LE REAZIONI.
“E’ il momento di dire basta alla gara delle ipocrisie e chiediamo a tutte le altre forze politiche di esaminare e condividere al più presto le proposte in materia. Per dare il buon esempio servirebbe solo un giorno, tanto basta infatti per ratificare la convenzione di Strasburgo del 1999 in materia di lotta alla corruzione”, ha detto il leader dell’Idv Antonio Di Pietro. “Questa è già  operativa negli altri Paesi dell’Unione europea, mentre in Italia, dove imperversa la corruzione, chissà  perchè il Parlamento di qualsiasi colore politico si è sempre rifiutato di ratificarla”, conclude. “Non bastano i commenti, servono atti e comportamenti conseguenti”, ha aggiunto Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Libertà . “Posso – ha concluso Vendola – legittimamente coltivare qualche dubbio che in questo Parlamento si militi nella lotta contro la corruzione?”.


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